Alessandro Rossi non c'è più
16/10/2010 Questa mattina l'ingegner Alessandro Rossi, il Fondatore di Rivarossi ci ha lasciato. Io personalmente e a nome dei collaboratori e degli amici del Sito porgo alla moglie Signora Teresa le più profonde condoglianze.
Alessandro Rossi nel suo ufficio nel 1957
Due righe sul Fondatore (e sulla Rivarossi) Alessandro Rossi è stato il fondatore della Rivarossi, sua creatura, a cui ha dedicato gran parte della sua vita. Diventa difficile per me scindere la sua biografia dalla storia della SUA Azienda. Alessandro Rossi, classe 1921 discende da una antica famiglia di industriali veneti, i Rossi di Schio, le cui origini si perdono nel basso medioevo e sono da sempre legate alla lavorazione della lana. Il bisnonno omonimo, nella metà del diciannovesimo secolo col Lanificio Rossi di Schio, fondato dal padre Francesco, era uno dei più grandi industriali dell’impero Austriaco prima e del neonato regno d’Italia poi, col passaggio nel 1866 del Veneto all’Italia. Il nostro Alessando Rossi dalla avita Schio si trasferì a Como, dove la madre possedeva terreni e una splendida dimora del Settecento, Villa Baragiola a Monte Olimpino nei dintorni del capoluogo lariano. In questi primi anni maturava in Alessandro la passione per la tecnologia e per il treno in particolare. Si abbonò alla rivista dalla Meccano, ditta inglese che produceva treni in miniatura. Ricordava: “Mio padre mi aveva abbonato al magazine Meccano sia inglese che francese, e ho imparato i termini tecnici su quelle riviste” Nel 1942 Alessandro “fu chiamato volontario”, come lui stesso riporta e da geniere semplice, sicuramente anche per i trascorsi universitari, salì i gradi gerarchici diventando ufficiale, sottotenente del Genio. Nel 1943 si ammalò di morbillo e venne mandato a Como per la convalescenza. “Ho preso il morbillo, sono stato fortunato perché avrei dovuto partire per la Jugoslavia, e sono tornato a Como in convalescenza. Con Teresa, dovevamo sposarci quando avessi finito gli studi, ma c’era la guerra e visto che ero a casa i miei e i suoi ci hanno concesso di sposarci”. Fidanzato con Teresa Dubini, che proveniva da una facoltosa famiglia di industriali milanesi operante nel campo serico e poi nel campo della realizzazione di impianti per l’essicazione dei bozzoli della seta, approfittò della convalescenza per chiedere alle rispettive famiglie il permesso per il matrimonio. Le vicende belliche dell’Italia stavano precipitando e arrivò l’8 settembre 1943. “Vado al distretto militare per capire cosa dovessi fare. Mi prospettano tre ipotesi: aspettare i tedeschi se mi piacevano, andare in montagna –ma non si sapeva cos’era, allora non si aveva la minima idea di cosa potesse essere ”andare in montagna”- oppure passare in Svizzera come internato militare. La nostra casa era a cinquecento metri dalla Svizzera”. Nel settembre del 1943 entrò dunque in Svizzera col cognato, anch’egli ufficiale appena rientrato dalla Russia. Fu accolto come internato militare e avviato al campo di Mürren dove fu successivamente raggiunto dalla moglie. La guerra finì e nell’agosto 1945 Rossi e la moglie tornarono a Como, a Villa Baragiola. Con l'eredità lasciata da uno zio sacerdote, il 31/10/1945 Alessandro acquisì le quote societarie della ASA in cui Antonio Riva era già socio e che cambiò ragione sociale divenendo Rivarossi società in accomandita semplice, con lo scopo di realizzare elettominiature ferroviarie. L'anno successivo Riva lasciò la ditta, che da Cassano Albese nel 1947 si trasferì nel nuovissimo stabilimento di Sagnino. Alla metà degli anni cinquanta l’azienda si impose a livello nazionale, decuplicando il personale in poco tempo. Gli anni ’60 furono forse il periodo d’oro con alcuni modelli epocali, fra tutti la strepitosa Big-Boy, il modello della locomotiva a vapore più grande mai realizzata e che ovviamente correva sulle ferrovie americane. La Rivarossi fu la prima ditta a produrre questa famosissima locomotiva su scala industriale ottenendo un clamoroso successo anche sul mercato statunitense. Negli anni ’70 gli Stati Uniti assorbivano l’80% della produzione della ditta, ma questo periodo segna anche l’inizio del declino del treno elettrico come giocattolo più ambito dai bambini, attratti prima dalle autopiste e poi dai giochi elettronici fino ad arrivare a playstation e videogame.
Alessandro Rossi alla Fiera di Norimberga nel 1977 Va sottolineato che Rivarossi puntava al modellismo, alla riproduzione di treni veri e non a fare treni giocattolo, campo in cui la Lima di Vicenza era maestra. Ma di fatto operava nel campo del trenino elettrico e il restringersi del mercato si riverberò con forza anche sulla ditta di Como Nel 1981 l’azienda in grave difficoltà chiese il concordato preventivo e nel 1984 Alessandro Rossi uscì dalla ditta da lui fondata cedendo le sue quote a una nuova gestione guidata dal cugino omonimo del fondatore, Ing. Alessandro Rossi. Nel 1990 in seguito a nuove difficoltà cambiò nuovamente la compagine azionaria con l’ingresso della Penteco di Milano, gli anni ’90 furono un periodo di grandi acquisizioni per la ricapitalizzata Rivarossi: prima la Lima di Vicenza, il concorrente storico, poi la tedesca Arnold e la francese Jouef. La Rivarossi già nel 1963 era diventata socia delle Pocher di Torino, altra famosa ditta di modellismo ferroviario, e ora vantava un gruppo con cinque marchi molto prestigiosi in questo settore. Ma probabilmente le eccessive acquisizioni, il mercato che andava sempre più riducendosi (le ditte acquistate erano tutte in amministrazione controllata, segno che le cose nel settore non andavano affatto bene) portarono l’azienda a un’ulteriore crisi e a una nuova compagine societaria. Quest’ultima gestione nel 2000 chiuse le fabbriche in Germania, Francia ed anche la storica sede di Como, portando tutta la produzione nello stabilimento Lima di Isola Vicentina. Ma questo non fu sufficiente e la ditta fu messa in concordato preventivo, nel 2003 cessarono le attività e le 2004 tutti i marchi e gli assets produttivi vennero venduti all’inglese Hornby. E’ curioso che dopo sessanta anni di attività la Rivarossi sia finita in mano proprio alla Hornby: erano trenini a molla della Meccano-Hornby quelli con cui giocava negli anni ’20 Alessandro Rossi e che gli fecero nascere la passione per il modellismo ferroviario. Pare quasi la chiusura di un cerchio. Alessandro Rossi dopo l’uscita dalla società si era definitivamente ritirato a Cortina d’Ampezzo, già da anni buen retiro suo e della moglie e qua si è spento, all'età di 89 anni.
Un saluto affettuoso.
Giorgio Giuliani |
Ricordi di quando Alessando Rossi era ancora fra noi | |
Marzo 2007 Incontro col Fondatore | Giugno 2008 a Pranzo con Rossi |