L’ITALIA DEI TRENINI PERDUTI
L.A.C.
(Gianni Carrara)
IntroduzioneTempo fa, visitando uno dei soliti mercatini, ho intravisto una confezione che ha attirato la mia curiosità. A prima vista sembrava una delle molte confezioni un po’ malridotte di trenino a molla in latta, con locomotiva, un paio di vagoni,stazione e galleria. Ma la confezione, pur se non in ottimo stato, aveva qualcosa di insolito, avvicinatomi mi accorsi che la cosa strana erano i binari: invece dei tipici binari in profilato in scala 0, o similare, i binari erano in plastica con due lamine metalliche parallele inserite nelle traversine all’interno delle rotaie. Insomma si trattava di un trenino in latta ma a trazione elettrica!
La sorpresa Alla mia richiesta di informazioni, il venditore mi disse che non ne sapeva niente, tranne la marca che doveva essere una sconosciuta “Alemanni”. A questo punto era d’obbligo saperne di più. Una ricerca sul web mi ha portato a conoscere che non solo il nome Alemanni è stato per decenni una importante realtà nel mondo del giocattolo italiano in latta ma soprattutto che vi è un erede del nome che porta avanti l’eredità della famiglia nella produzione di giocattoli educativi in metallo. È grazie a questa persona, il Signor Ausonio Alemanni, che sono riuscito ad avere le informazioni per poter scrivere questo breve articolo. Breve storia della L. A. C.
La ditta Leonida Alemanni Casalpusterlengo (L.A.C.) fu fondata nel 1908 da Leonida Alemanni che acquisì la ditta dai fratelli Lampugnani di Milano. Pur mantenendo la fabbrica milanese, Leonida Alemanni stabilì la sua attività a Casalpustelengo ove iniziò la produzione di alcuni giocattoli ma, soprattutto, di scatole litografate; il successo fu tale che portò all’apertura di un nuovo stabilimento a Castiglione d’Adda. Durante la prima guerra mondiale la produzione fu convertita nella fabbricazione di nastri per mitragliatrici, ma, al termine delle ostilità, tornò a concentrarsi su una vasta gamma di giocattoli in latta quali aeroplanini, automobiline, navi, tamburi palette, secchielli, ecc.. Si rese necessaria l’apertura di un nuovo stabilimento a Camatta di Chignolo Po e nel 1939 l’apertura di un negozio all’ingrosso di giocattoli e chincaglieria che fu donato, nel 1941, alla figlia Elvira. L’avvento del fascismo e le sanzioni subite dall’Italia non facilitavano certo la fabbricazione di giocattoli ma, poiché la produzione di scatole in latta rotonde comportava molti sfridi, grazie a questi sfridi fu possibile ricavare piccoli giocattoli. La seconda guerra mondiale riportò alla fabbricazione di caricatori. Alla morte del fondatore (1944), la proprietà fu suddivisa tra i figli Dante ed Ausonio per quanto riguarda gli stabilimenti di Casalpusterlengo e Castiglione d’Adda mentre lo stabilimento di Milano passò ai figli Enrico ed Umberto che istituiranno un nuovo esercizio. Lo stabilimento di Camatta fu ceduto. La società che gestiva gli stabilimenti di Casalpusterlengo e Castiglione d’Adda ebbe il suo massimo sviluppo negli anni ’50 e ’60, esportando in numerosi paesi ed arrivando ad impiegare una sessantina di dipendenti fissi ed una settantina di stagionali. Nel 1962 viene ceduto lo stabilimento di Castiglione e la società torna ad essere una ditta individuale sotto la denominazione Alemanni Leonida di Dante Alemanni; nel 1980 la crisi petrolifera influì pesantemente sui costi delle materie plastiche, che costituivano ormai l’80 per cento della produzione, pertanto l’attività venne man mano coadiuvata da una nuova azienda, la LAC, del figlio di Dante, Ausonio, che assicurava anche la verniciatura dei giocattoli. Negli anni successivi l’azienda cominciò a registrare un crescente calo delle vendite che portò alla chiusura dell’attività nel 1987. Il Trenino a MollaNegli anni ’40 iniziò la produzione di trenini a molla, articolata su confezioni più o meno ricche di vagoni ed accessori. Ecco alcune rare immagini di una versione economica.
Una confezione a molla Il Trenino ElettricoCon il boom degli anni ’50 la naturale evoluzione fu l’avvento della trazione elettrica. Mantenendo la struttura di base dei modelli a molla, la locomotiva fu dotata di un motore elettrico alimentato da una pila da 4,5 Volt inserita in un regolatore in plastica. Il motorino elettrico era di produzione Alemanni.
Una confezione articolo1100/P intatta Similmente alle confezioni a molla, furono prodotte confezioni con uno o due vagoni, passeggeri o merce, e con o senza stazione o tunnel. Si noti come la cassa della locomotiva elettrica sia identica a quella a molla. Oltre alla locomotiva a vapore con tender fu prodotta anche una locomotiva “aerodinamica” di tipo americano denominata “Santa Fe”, di cui però non mi è stato possibile reperire immagini. Come già accennato, la particolarità di questi treni era la trasmissione della corrente di alimentazione. Normalmente nei trenini elettrici coevi (ma non solo) i binari (due o tre) erano realizzati in lamierino metallico profilato e collegati, tramite isolanti, alle traversine, anch’esse in lamierino; nei trenini L.A.C, caso credo unico, i binari e le traversine erano realizzati in unica fusione in plastica. Il trasporto della corrente di alimentazione della locomotiva era affidato a due lamine in ottone parallele inserite nelle traversine all’interno delle rotaie.
L’inusuale binario L.A.C. Si noti che la parte superiore delle rotaie era zigrinata, come pure le ruote della locomotiva, per permettere una migliore aderenza Due contatti striscianti, collegati direttamente al motore, permettevano la captazione della corrente.
Vista inferiore della locomotiva Il Trenino Che Non Nacque MaiAlla fine degli anni ’50 il mercato fermodellistico italiano era in piena espansione, con Marklin e Lima in testa alle vendite ed altri marchi minori, così la ditta Alemanni decise che era tempo di uscire dal mercato del giocattolo e tentare l’avventura del modellismo. Fu quindi studiata una nuova linea di prodotto che, anche senza entrare nel fermodellismo di alta gamma, potesse offrire un prodotto più curato ed espandibile, paragonabile alla produzione Lima. Il 1961 avrebbe dovuto essere l’anno di partenza di questo nuovo modello di treno elettrico, in coincidenza con la consegna di un nuovo capannone ed il ritorno di Leonida Alemanni, fratello maggiore dell’attuale Ausonio, dal servizio militare. Alla fine del 1961 tutto era pronto per la produzione ed il lancio dei primi treni in scala; Erano già a magazzino i piccoli particolari e quanto dipendeva da fornitori esterni, ad esempio erano pronte le scatole di cartone, viti e boccole in ottone, il biellismo (tranciato,non fotoinciso), i trasformatori, ruote per i vagoni e profilati per le rotaie. Le parti in plastica, che avrebbero comportato un volume considerevole, non furono prodotte in quantità, ma furono realizzati i campioni per provare gli stampi. L’azienda era pronta per produrre 10.000 confezioni!
Particolari meccanici e motorino elettrico
Una confezione rimasta allo stato di prototipo
L’interno della cabina era dettagliato e le ruote in metallo erano stranamente zigrinate
Particolare della cabina di guida Ma due gravi eventi impedirono per sempre la nascita del trenino L.A.C. in scala. Dapprima l’improvvisa scomparsa di Leonida Alemanni in un incidente stradale lasciò l’allora quattordicenne Ausonio come unico erede del progetto, poi un terribile incendio distrusse completamente il capannone con tutto quanto era già pronto per iniziare la produzione, compreso i campioni della produzione dei decenni precedenti. Qui termina, purtroppo, la breve storia di un trenino elettrico italiano che avrebbe potuto far parte dei ricordi di molti fermodellisti italiani ma che non ebbe nemmeno l’opportunità di nascere. La storica attività della famiglia Alemanni è oggi assicurata dall’impresa AMI LAC di Ausonio Alemanni che produce costruzioni meccaniche educative nello stesso stabilimento di Casalpusterlengo dove il nonno aveva avviato la prima attività. AMI LAC oggi
Il sito ufficiale AMI LAC http://www.lacgiocattoli.it Si ringrazia il Signor Ausonio Alemanni per la preziosa consulenza |