A cura di Paolo Giacobbo

 

 

 

Io penso che, per apprezzare a fondo i nostri “trenini“, bisogna a volte saperli guardare con occhi diversi e lasciarci andare alle sensazioni che nascono in noi quando li stiamo osservando.

 

Per esempio, aprendo nella penombra questa scatola di carri PVZ, se socchiudo gli occhi, vedo dapprima una serie di macchie di colore nella penombra : blu, rosso, nero, argento

 

 

quasi come quando si lancia un primo sguardo ad un’ opera dei macchiaioli 

 

 

 

Poi le macchie assumono dei contorni meglio definiti e si delineano cisterne, gru, tronchetti di legno, ruote, garitte

 

 

 

Che bello!!!  senza poi contare la mia emozione di aprire questa scatola e di trovarci  dei vecchi cari  amici che non vedevo da tempo!!

Anche l’ E 428 delle FS è da considerare un mio vecchio amico, secondo me è il locomotore italiano che da più di ogni altro una sensazione di forza, di potenza, specie quando lo si poteva ammirare in testa a pesanti direttissimi

 

 

 

Io provo questa stessa sensazione davanti al 428 PVZ più ancora che guardando i modelli successivi di altre marche

 

 

Senza contare l’ aura di mistero che circonda questo produttore, già attivo a Milano nel 1946.

 

Se poi mettiamo fianco a fianco questa locomotiva e la 685 Conti, l’ immagine è quella di una splendida coppia reale, il Re e la Regina

 

 

Anche nelle ferrovie in miniatura, come nella realtà, il 428 appartiene alla famiglia europea dei locomotori dotati di quattro grandi ruote motrici e due carrelli a due assi d’ estremità, particolarmente numerosa in Francia.

 

Vediamo qui, a titolo d’ esempio, due cugini coetanei della nostra PVZ: la “2D2” di JeP

 

 

e quella di Allard

 

 

 

Senza averne la certezza, si può pensare che il 428 fu venduto dal 1947 al ’49 visto che non se ne trova più traccia nei listini del ’50 dei principali negozi dell’ epoca, come questo di Mastro Geppetto

 

 

 

in cui compaiono alcuni carri PVZ, ma non il 428, né i binari o il trasformatore

 

 

 

Nella sua pur breve vita commerciale, il 428 fu prodotto in tre versioni diverse

 

 

che si contraddistinguono per alcuni dettagli, ma soprattutto per le diverse motorizzazioni

 

 

Nelle due prime in basso i carrelli sono articolati e solo uno di essi è motore .

In quella in alto il locomotore assume il rodiggio 2’D 2’ i quattro assi centrali sono motori, il secondo ed il terzo sono senza bordino e la trasmissione del moto avviene tramite bielle, come nelle macchine trifasi!

 

La prima versione si contraddistingue anche per la diversa struttura dei carrelli portanti.

Ed ecco due  foto di famiglia di queste belle macchine

 

 

 

ed una in compagnia di due locomotive coetanee: uno dei primi 626 Rivarossi ed una E 4/7 SBB-CFF di Richard.

 

 

 

Il nostro locomotore venne proposto anche in un elegante cofanetto con sei carri merci

 

 

cosa un po’ strana in quanto all’ epoca, nella realtà, esso trainava quasi  esclusivamente treni passeggeri.

 

PVZ, del resto, non  produsse nessuna vettura passeggeri, ma una serie di carri merci, tutti a carrelli, a struttura interamente metallica, con o senza la garitta del frenatore, che possono senz’altro costituire un interessante tema di collezione a se stante

 

 

 

Stranamente, mentre PVZ produsse solo vagoni a carrelli, l’ altro marchio di tre lettere di quell’ epoca, GEM, propose esclusivamente carri a due assi.

 

I nostri carri hanno tutti lo stesso telaio in lamierino metallico  piegato , ma possono montare due tipi di carrelli

 

 

che si distinguono esaminandone la parte inferiore.

 

 

Il carro in alto nella foto ha gli assi supportati dalle fiancate dei carrelli, per quello in basso gli assi sono montati su di un supporto centrale in lamierino piegato ad “U” e la loro estrazione implica lo smontaggio delle fiancate e di una delle ruote. Le ruote potevano essere metalliche o, più raramente, in bakelite nera.

I carrelli sono uguali a quelli portanti del 428.

 

Seguiamo ora, per esaminare i carri, il foglietto di Mastro Geppetto sul quale, oltre a locomotore, binari e trasformatore, manca il carro MC 9, forse perché non disponibile od esaurito.

Naturalmente però questo elenco potrebbe dunque non essere esaustivo!

Certo che, considerando all’ epoca il loro prezzo,questi carri non erano sicuramente  alla portata di tutte le borse!!

 

Apre la serie l’ MC 1, il più semplice, il carro a sponde alte con garitta

 

 

Una cosa che apprezzo particolarmente su modelli come questo è il fatto di poterli prendere in mano senza paura di lasciare funeste impronte digitali su vernici delicatissime, di piegare mancorrenti più fini di un capello, di distruggere microscopici particolari

 

Poi segue  il suo “quasi gemello“, che, quando lo annuso, “sa di tappo“, cosa ben giustificata in quanto questo carro MC 2 “a sponde alte con pietrame“ si distingue per il suo carico di frammenti di sughero.

 

 

PVZ non è stato il solo fabbricante all’ epoca ad usare tale materiale al naturale o colorato per simulare pietre e carbone.

 

Molto più elaborato è il carro trasporto legame MC 3

 

 

con il suo carico di tronchi d’ albero trattenuti da stanti in profilato metallico e catenelle in ottone brunito

 

 

 

L’ elenco comporta poi due carri trasporto automezzi, MC 5 ed MC 6, ma qui ce n’ è solo uno

 

 

che trasporta due camioncini Mercury. Infatti anche PVZ, come Conti, GEM e successivamente Pocher, dotarono i loro carri dei simpatici veicoli di questa marca

 

 

 

Questo carro chiuso a porte scorrevoli (MC 7), dedicato alla carne Simmenthal ha le pareti in latta, come  le scatolette della carne in questione

 

 

non ho mai apprezzato alcun tipo di carne in scatola, che anche perché mi ricorda  il servizio militare, e devo dire che l’ inconsueto colore “verdino“ di questo vagone me la fa apprezzate ancor meno.

 

Al contrario , il cioccolato Tobler (MC8) ha diritto ad un carro dal colore rosso-bruno certamente più consono al prodotto reclamizzato

 

 

 

In quegli anni si usava spesso la denominazione “carro-botte“ anziché “carro-cisterna“ e così viene denominato questo carro Shell con la cisterna color argento e non del giallo tipico della marca, indicato come MC 10

 

 

mentre la “botte“ blu contraddistingue quello dell’ AGIP che, negli anni, ha poi preferito il giallo, diverso da quello Shell 

 

 

 

Forse però  il più bello dei carri PVZ è l’ MC 12, il “carro con gru girevole“

 

 

che nell’ elenco di Mastro Geppetto è anche il più costoso.

I bordi del pianale sono rinforzati con profili di ottone brunito, che ne migliorano anche l’ aspetto

 

 

La gru, costituita da parti in lamierino tranciato assemblate con viti,

 

 

è dotata di un piccolo argano a manovella sul quale si avvolge un cordino di cotone intrecciato ,il gancio ed il  peso tenditore sono in ottone tornito.

 

 

Concludiamo anche questa volta con alcune foto di famiglia, questa volta della famiglia dei carri PVZ

 

 

Sono tutti  molto belli, in particolare per quell’ epoca, ma lo sono ancora oggi.

 

Peccato soltanto che non abbiano avuto discendenti!!!

 

 

Oggi essi potrebbero essere oggetto di critiche in quanto non sono certo fedeli riproduzioni di veicoli reali.

 

Io direi  invece che sono “evocativi“, che rappresentano  “i bei carri ferroviari“ come  potremmo immaginarli se socchiudiamo gli occhi

 

 

Ma perché poi ai nostri giorni vogliamo a tutti i costi giudicare tutto e tutti?

 

Cerchiamo invece di ammirarli con un occhio  meno critico e libero da pregiudizi, con uno sguardo più poetico e, perché no, più sognatore

 

 

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