(di Massimo Cecchetti)
GR 735 013 “Wilson”
Siamo nel 1957, anno in cui RR lancia sul mercato la L 740/R. Il modello conquista subito i fermodellisti sia per la qualità degli stampi che per la meccanica d'avanguardia. Era la prima volta che RR riproduceva un rodiggio così complesso per modelli realmente simili ai loro prototipi. L'unica locomotiva italiana da treno era stata, fino a quell'anno, la fantasiosa L 221, frutto di un improbabile quanto fortunato progetto che, per il massimo sfruttamento di stampi e meccanica della L SP, era stato fantasiosamente reinventato per il mercato italiano. Ma il fermodellista costruttore scalpitava, già prima del 1957, dal desiderio di possedere una locomotiva per treni merci pesanti da far girare sul plastico. Si decise dunque, con notevole coraggio, per un'autocostruzione sicuramente impegnativa e di non facile realizzazione specie nel rodiggio. Analizziamo dunque questa ottima autocostruzione che “... fece perdere per notti intere il salubre sonno...” al suo Autore.
Locomotiva Gr 735 013 fermodellista Sig. Umberto Tamilio – Stradella anno 1957
Splendida realizzazione, considerati l'anno di lavorazione (1956) ed i materiali modellistici disponibili (Catalogo Ricambi 1954). In mancanza di figurini, il fermodellista ricava i disegni della macchina con sopralluoghi dal vero, che immaginiamo svolti in qualche DL dato che la macchina era alla fine della sua carriera ma ancora operativa. L'autore decide di iniziare sfruttando la componentistica disponibile di Rivarossi: cassa, tender e carrelli della 221 unitamente a blocco cilindri, motorizzazione, assi e parti di biellismo della scatola di montaggio della B&O-DL1.
la componentistica essenziale Rivarossi del progetto. Manca nel disegno il blocco cilindri, appartenente alla scatola di montaggio B&O-DL1
Il taglia&cuci sulle casse di locomotiva e tender è notevole: accorciamento della caldaia di 16 mm, asportazione totale delle passerelle, modifica della cabina per abolire i finestrini “americani” e successiva stuccatura e foratura per i nuovi finestrini. Il troppo piccolo blocco cilindri proviene invece da scatola di montaggio della B&O come pure parti del biellismo, ad integrazione di quello autocostruito in lamierino da 5/10. Anche l'accorciamento del tender è notevole (ben 11 mm) assieme alla ricostruzione della cassetta attrezzi posteriore, realizzata sfruttando il materiale plastico rimasto. I quattro assi, riverniciati in rosso, provengono dalla scatola di montaggio B&O e dal catalogo ricambi, inseriti su telaio in legno e con interventi di micromeccanica per aggiornare il rodiggio alla sequenza dei contrappesi del prototipo. Il Sig. Tamilio ha inoltre usato un'infinità di viti, dadi, rondelle che non sto ad elencare e che avrà fatto sicuramente impazzire il tecnico RR addetto all'evasione dell'ordine. Il carrello anteriore, anche questo autocostruito, sfrutta l'asse SFN 578 con punte limate, mentre il pancone è stato interamente ricostruito con lamierino e bakelite. Uniche imperfezioni dell'autocostruzione sono le troppo evidenti prese di corrente, sul primo e quarto asse e l'assenza dei vistosi tubi tra camera a fumo e blocco cilindri, così caratterizzanti il prototipo. Anche la presenza della pompa Worthington, non visibile in foto, non è corretta, provenendo dalla L 221. Occorre però ricordare che una esatta riproduzione della pompa originale si avrà solo nel 1959 col modello della Gr 625. Tempo impiegato: più di 40 giorni e, a detta dell'autore, anche di notti. Curiosamente il Sig. Tamilio lamenta l'eccessiva velocità del modello. Puntualmente Rivarossi consiglia una soluzione particolarmente complessa con delicati interventi sulla meccanica di trasmissione della B&O. Ma troppo problematici per un semplice appassionato fermodellista al punto che, intuisco, l'Autore avrà regolato, alla fine, solamente la manetta del trasformatore...
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