UNA VISITA ALLA MOSTRA
di Massimo Cecchetti
Poter rivisitare, almeno in parte, una mostra anni dopo la sua chiusura non capita tutti i giorni. Tuttavia siamo riusciti a ritrovare una serie di diapositive, scattate da un appassionato, che riprese però solo i modelli storici tralasciando la produzione di quell'anno, di evidente minor interesse. Le riprese, scattate in condizioni di luce non troppo favorevoli (scarsa illuminazione e sgradevoli riflessi di vetri e vetrine), si soffermano però con una particolare attenzione su modelli, cataloghi e confezioni, straordinari per unicità, datazione e caratteristiche. Alla mostra era presente anche un grande plastico e che probabilmente risulta essere l'ultimo plastico originale Rivarossi. Oltre ai modelli era presente, nelle asettiche vetrine, anche una notevole raccolta dei primi cataloghi (compreso l'originale del primo) oltre a diverse confezioni e start-set ("impianti completi" nella nomenclatura rivarossiana) che testimoniano la probabile provenienza del materiale dallo scomparso "museo Rivarossi".
In questa foto vediamo in primo piano una e626 (1948) dalla notevole, per il tempo, incisione della cassa, con pantografi funzionanti, respingenti molleggiati e ganci "automatici" qui ancora in ottone non brunito di serie. In secondo piano la famosa LSP 4-42 della "Southern Pacific Lines" in una versione con biellismo semplificato, evidentemente una opzione, come documentato anche dal catalogo Molfa nel 1981 ed in ultimo un bagagliaio V DUZ. Questo rotabile, assieme alla relativa carrozza passeggeri, passò disinvoltamente dalle FS (verde, castano/isabella, blu/azzurro), alla CIWL (blu e solo la passeggeri) fino alle lontane amministrazioni americane (arancione con fascia bruna). Come usava al tempo i modelli prodotti sfruttavano al massimo parti, stampi e componentistica già in produzione: il carrello motore della e626 è lo stesso delle automotrici AE 2002, prodotte un anno prima, mentre telaio, motorizzazione, biellismo e componentistica della 4-4-2 americana daranno origine alla affascinante quanto inesistente L 221 delle FS senza parlare delle svariatissime coloriture, spesso di fantasia, che decoravano le livree dei rotabili.
Un salto di qualità. La bellissima Gr. 691 FS (L. 691) con mantello in duralluminio, telai in ottone, biellismo Walschaert completo, ci ricorda che questa prima grossa locomotiva era già offerta in un catalogo (1947) dove, fino ad allora, erano apparse solo piccole motrici a due assi e di scarso realismo. Respingenti molleggiati, aggiuntivi in fusione riportati, carrello anteriore a vela piena e ruote motrici in metallo non forato fanno risalire il modello alla produzione COS.MO. che collaborerà con Rivarossi per alcuni anni ma realizzando la macchina con ruote isolate con vela in plastica e raggi traforati. E' interessante notare il volantino della camera a fumo in alluminio tornito, presente su tutte le locomotive italiane a vapore Rivarossi. A Como si manterrà questo irreale particolare fino ad anni recenti prevedendolo stampato in plastica solo sulla Gr 851. Con la componentistica di questa "Pacific" Rivarossi proponeva, nel catalogo 1947, anche una Gr.746 FS, mai arrivata in produzione, se non moltissimi anni dopo (1973) ma con tipologie costruttive completamente differenti.
In primo piano una deliziosa AE 2002, qui nella livrea, attraente quanto inusitata, beige, rosso e marrone. In secondo piano, il primo impianto completo, uscito addirittura dallo stabilimento di Cassano Albese e databile al 1946 (I.C. N 2002). Si vedono ancora i rotolini fermamodelli, miracolosamente conservati nella confezione, e che ci fa intuire come Alessandro Rossi, meticoloso e preciso, tenesse a conservare una campionatura, nello scomparso Museo Rivarossi, di ogni modello della sua produzione.
In questa vetrina appare invece la AE 2002 nella sua versione più "modellistica" e che si dimostra straordinariamente realistica e "matura". Il pancone rosso, i mancorrenti riportati, il cavo con isolatori sull'imperiale, il predellino anteriore ribaltabile, la verniciatura in castano, isabella e argento impreziosiscono il modello e dimostrano la ferma determinazione di Alessandro Rossi di voler tralasciare la produzione di treni-giocattolo per dedicarsi alla produzione di "modelli" ferroviari. Appare anche, in originale, il primo catalogo ufficiale della casa (1946)...il puntino nero sotto la parola "TRENI" non è altro che la sigla, in acronimo, di Alessandro Rossi, che firma così la sua prima copertina.
Vetrinetta dedicata ai cataloghi. Oltre al primo (1946) ammirato nella foto precedente, vediamo i cataloghi 1956 - 1957 - 1958 (solo un angolo...) - 1959 ed il catalogo novità 1960. Al centro il segnale a vela SB2 ("semaforo di blocco" come si diceva in Rivarossi) privo del relais alla base, che dotava invece il segnale SB1. Quest'ultimo, perfetto per la realizzazione di circuiti di blocco automatico (che destavano tanto stupore ed ammirazione tra fermodellisti ed osservatori) veniva però fortemente penalizzato nell'estetica dalla massiccia (quanto inesistente al vero) piattaforma posteriore.
Il catalogo 1948 qui finalmente con il primo logo Rivarossi appositamente studiato ed accostato al marchio "galletto" che stentava a scomparire. A fianco del catalogo due bellissimi "Minobus" (autobus Alfa Romeo 110 AF) esposti nella fantasiosa livrea rossa ed in quella più realistica verde. Ma vi rimandiamo alla apposita sezione di questo sito per ammirare al meglio questo delizioso modello, realizzato con grande cura ed eleganza ma dalla sfortunata carriera commerciale. Qui il fotografo non è riuscito a passare oltre senza scattare un foto: 4 Mallet BR 96 (DR, Ferrovie Bavaresi ed in varie livree; manca solo la versione blu adottata (al vero) per l'Esposizione mondiale di Parigi del 1925. Ma il colpo d'occhio è comunque notevole su questi quattro modelli nati dall'esperienza maturata con la produzione delle articolate americane.
Un campolungo su quello che verosimilmente è l'ultimo plastico originale Rivarossi e presentato a completamento della mostra. Non se ne conosce il tracciato e dall'unica foto in nostro possesso risulta anche difficile una approssimativa deduzione. Costruito con la solita cura e con un forte accento al paesaggio, peraltro molto piano, presenta per la prima volta catenaria e segnali prodotti dall'artigiano piemontese "Il Treno" di cui Rivarossi curava in quell'anno la commercializzazione esclusiva dei prodotti. La cara, vecchia ed obsoleta catenaria era dunque scomparsa dai cataloghi, segno di un effettivo passo verso il definitivo abbandono della scala 1/80 e della necessità di concentrare sforzi e risorse solo per la produzione di motrici e rotabili. Racconta l'appassionato fotografo che al momento della visita il plastico era però inattivo e senza nessun treno presente sul tracciato.
Infine il biglietto elettronico della mostra. Esistevano svariate versioni con illustrate le locomotive più significative della produzione di quegli anni.
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