I Plastici originali di Rivarossi
(Testo e immagini di Massimo Cecchetti)
PLASTICO 13 Il plastico, iniziato nel 1954, fu progettato sia con lo scopo di promuovere la produzione Rivarossi sia, attraverso svariati articoli pubblicati su Horivarossi, di istruire i fermodellisti di allora sulle corrette procedure per la sua costruzione. Gli articoli coprirono ben 4 numeri della rivista (9-10-11-12) con ampie descrizioni e deliziose fotografie a cui fecero seguito anche due appendici, con specifico riferimento al cablaggio degli scambi, nei numeri 13 e 14. I fermodellisti di allora poterono seguire passo passo, attraverso fotografie e consigli, non solo la costruzione della struttura portante e dei piani di supporto binari ma anche lo sviluppo del paesaggio e degli edifici. Questo impianto, ricchissimo di informazioni e foto sulla sua costruzione, merita un particolare approfondimento per conoscere lo spirito fermodellistico che animava lo staff incaricato della realizzazione, avvenuta, senza ombra di dubbio, sotto la guida di Alessandro Rossi. Il tracciato, abbastanza complesso nonostante le contenute dimensioni del tavolo (130x230 cm), prevedeva una stazione di incrocio, uno scalo merci di notevole entità, un deposito locomotive, una stazione secondaria con binario di raddoppio e scalo merci, quest'ultimo aggiunto in corso d'opera (in rosso nel disegno). Vi potevano viaggiare due treni non contemporaneamente, mancando gli automatismi di gestione (semafori, relais, rotaie di sezionamento e contatto saranno messi in produzione solo pochi anni dopo). In una fase di aggiornamento dell'impianto, avvenuta dopo il 1959, i nuovissimi edifici ferroviari in plastica del “sistema Rivarossi” sostituirono gli edifici ferroviari in legno, ormai giunti al loro declino.
Assonometria del telaio del plastico, apparsa sul n.9 di H0RR, agosto 1955. La bontà del progetto e del plastico realizzato dimostrano, ancor oggi, l'entusiasmo e l'impegno derivato dalla percezione di lavorare ad un'idea vincente: “i treni modello alla portata di tutti”, in un momento in cui le scelte e gli investimenti, fatti fino a quel momento, cominciavano a dare buoni frutti. Il lavoro di falegnameria proposto non era certo alla portata di tutti, specie in quei tempi dove i negozi di bricolage erano fantascienza ma la qualità delle scelte appare subito evidente e sarà mantenuta in tutti i plastici successivi o almeno in quelli costruiti sotto la sapiente guida del Fondatore.
Il plastico in fase di costruzione. Si nota chiaramente la struttura del plastico a telaio aperto, su cui poggiavano i listelli di supporto binari, americana evoluzione del tavolato unico ed ancor oggi quasi esclusivamente usata. La deliziosa stazione Bellaria, per esigenze di spazio, oltrepassa la struttura ed è sostenuta da una piccola mensola amovibile. I suoi serramenti sono già in plastica, evoluzione dei precedenti in cartoncino fustellato ed ancora visibili nello scalo merci. Le stazioni, rivolte ad osservatori posizionati frontalmente, e l'operatore, posto sul lato destro, inducono a pensare ad un plastico appositamente progettato per l'esposizione. I portali delle gallerie Faller sono arricchiti anche da piccoli tratti di muro per una maggiore percezione dello scavo nella montagna e non semplicemente di un foro nella montagna. Invece i marciapiedi, autocostruiti, sono eccessivamente alti e risolti troppo semplicisticamente ma saranno sostituiti presto, anche nello stesso plastico, dagli edifici del sistema rivarossi, più bassi e ferroviariamente più proporzionati.
Il quadro comandi è decisamente scarno ma ordinato ed efficiente. L'unico trasformatore presente (RT/R) alimenta tutti i binari dell'impianto e i servizi a 14V. Appartiene alla seconda serie, evoluzione dell'RT 100 (1948), il primo dei trasformatori raddrizzatori di Rivarossi. Interessante notare come sulla targhetta di comando appaia il marchio “galletto”. Le scatole PB1, perfettamente allineate e collegate tra l'oro, comandano i 9 scambi dell'impianto. Come si può vedere dalla foto, si consigliava l'uso di carta abrasiva ad imitazione della massicciata, elemento questo che evolverà, nel 1957, nella classica spugna grigia, molto più realistica ed efficace (era anche fonoassorbente) e che contraddistinguerà fortemente i plastici Rivarossi.
Un particolare degli imbocchi di galleria. Si resta stupiti dalla maestria e dalla accuratezza con cui venivano assemblati e posti in opera. E' da notare la trincea che sottopassa lo scalo merci della stazione principale costituita da un portale Faller e da fogli Vollmer in plastica, ad imitazione dei muraglioni in pietra. Infine un piccolo segno di appassionata attenzione: la rivista aperta e in posa fotografica, quasi un consiglio per conoscere, imparare, informarsi; un innegabile indice della volontà di trasformare il fermodellismo da semplice gioco a passione tecnica, storica, artistica e culturale.
Un'altra vista del plastico, ora già in avanzata fase di costruzione. L'obiettivo si allarga sul grande scalo merci e sul fiume che scorre tranquillo sotto il ponte Vollmer 360/1 e, poco oltre, su quello in pietra, autocostruito con fogli di plastica Vollmer MF2. Per la prima volta compaiono colline e terrapieni realizzati con piccole pallottoline di carta tenute assieme da carta velina imbevuta con colla in scaglie “Faller 501”. Successivamente saranno ricoperti da segatura colorata in varie tonalità di verde o marrone, fornita in sacchettini dal modico prezzo dalla ormai onnipresente Faller.
Il plastico in una complessiva di ¾ dall'alto finalmente completato. Nonostante il tracciato tortuoso l'intelligente sfruttamento dei tratti nascosti lo rendono piacevole ed armonioso e restituiscono una buona rappresentazione della realtà. Grazie allo sfruttamento dei livelli, le due stazioni si trovano a soli 8 cm di altezza una dall'altra delegando alle trincee il compito di portare i treni alle quote dovute. Sono visibili quasi tutti gli edifici prodotti da RR fino a quel periodo, sia in legno (le FV Cecina e Bellaria, gli scali merce, il deposito locomotive, i passaggi a livello, il posto di blocco, il serbatoio d'acqua, la fabbrica e la falegnameria con mulino) e sia in cartoncino, provenienti dai fogli allegati alla rivista HOrivarossi. L'unico trasformatore, presente nella foto ufficiale, testimonia ancora una volta, che i treni viaggiavano senza alcun automatismo, deputando la spettacolarità del movimento al solo operatore dell'impianto.
Finalmente qualche bella ripresa ravvicinata del plastico finito. In una si intravvedono la allora nuovissima 835 mentre movimenta il delizioso carro con carico di carbone (L tm C) e sulla destra l'ormai rarissimo pianale con garitta caricato del furgone Fiat 1100 (CPF/g), ancora in bachelite. Sullo sfondo, a Bellaria, transita una L 221 con un convoglio di centoporte; sul binario di ricovero una carro botte CMBe/g. I segnali degli sganciatori riempiono fortemente il fascio di binari di ricovero di Cecina, contribuendo ad arricchire di dettagli dello scarno scalo merci; si intravede anche il deposito locomotive ad una via S028, in una delle sue rarissime apparizioni ufficiali in un plastico. La presenza del fondale, di gusto vagamente disneyano, riduce fortemente il realismo così faticosamente conquistato fino a quel momento ma riesce comunque ad isolare il micromondo rivarossiano dalla realtà circostante. Nella seconda, la L221 transita sopra il fiume diretta a Bellaria. Compaiono anche dei piccoli sassi sul greto del fiume ed alberi ed arbusti sono realizzati con un impasto di segatura verde e colla vinilica; la riproduzione della vegetazione, di tipo mediterraneo, denota l'attenzione al realismo, essendo state escluse le conifere in plastica di Faller, dal sapore troppo nordico. Sulla sx si intravede l'edificio “falegnameria con mulino” in legno, in una delle sua rarissime comparizioni fotografiche.
In questa splendida ripresa dalle perfette condizioni di luce, segno di una sessione fotografica non dilettantesca, la L 221, proveniente da Cecina, affronta, con il suo convoglietto passeggeri, la rampa in trincea che la porterà a Bellaria. In primo piano una delle rarissime riprese della “fabbrica” con uffici e capannoni, questi ultimi con vetri “stampati” e non trasparenti. Dietro la locomotiva svetta il grandissimo edificio “municipio” in cartoncino ed integrato da tetto e serramenti in plastica e di cui ne vediamo anche una fase della realizzazione. Dietro al municipio si intravede anche il “mercato coperto” edificio da costruire allegato alla rivista H0RR.
Ancora un primo piano dell'impianto. Si notano le sbarre del passaggio a livello S01 elaborate per una migliore sistemazione sulla strada; sulla sx l'edificio “cinema” mentre il fondale è stato riposizionato solamente per “chiudere” la ripresa fotografica. Sul piano di carico dello scalo merci alcune botti del repertorio RR; infine la staccionata Faller fa di tutto per sembrare FS ma occorrerà aspettare ancora qualche anno per averla perfetta e di produzione Rivarossi.
In conclusione il primo dei plastici rivarossi costruito con professionalità, impegno e gusto fermodellistico. Dal 1959, grazie alla messa in produzione dei nuovi edifici in plastica, l'impianto fu aggiornato, mantenendo però lo stesso circuito e la presenza degli edifici civili in cartoncino. Il quadro comandi fu migliorato con l'aggiunta di un trasformatore RT3 e del Vametro. Di lui non si hanno più notizie; alcune foto continuarono ad apparire nell'editoria rivarossiana ancora per poco tempo ma fu presto sostituito da plastici più adatti a rappresentare al meglio sia il “Sistema Rivarossi” che l'Azienda produceva.
|
Plastici originali |