I Plastici originali di Rivarossi

(Testo e immagini di Massimo Cecchetti)

 

PLASTICO "14"

Tra i più belli e più grandi (m 4,30x1,25) mai realizzati e che Rivarossi modificò e migliorò successivamente con notevoli variazioni. La foto con le tre macchine a vapore (realizzata al solo scopo fotografico ...la 740 sorpassa di molto la sagoma limite...) e la ripresa con la stessa mentre incrocia il 646, appartengono alla prima versione. La struttura originaria, illustrata ampiamente in un apposito articolo su HORivarossi n.42, presentava lo stesso tracciato ma con una diversa disposizione dei tronchini, del parco merci, del deposito locomotive e con la presenza delle stazioni di S.Nazario e Dubino. La seconda, più complessa ed articolata, con le stazioni di S.Nazario e Pergine, presentava un deposito locomotive più ampio, numerosi tronchini dedicati al traffico merci ed una graziosissima cava di pietre, nella foto con una ancora deliziosa ed arzilla 835 in spinta ad un carro tramoggia (produzione Trix). Ormai Rivarossi era al massimo livello della sua parabola: era possibile, acquistando solo ed esclusivamente materiale con il marchio di Como, realizzare plastici di notevolissima coerenza ferroviaria e contemporaneamente essere garantiti della perfetta integrazione e funzionalità di tutto il sistema. Indubbiamente un successo: una volta acquistato il primo start-set era quasi impossibile acquistare altri marchi (che a loro volta perseguivano la stessa politica commerciale) e la casa di Como poteva contare, ad ogni nuovo acquisto, su un appassionato ma soprattutto fedele cliente. Anche le misure del plastico, straordinariamente ampie, dimostrano come Rivarossi non si preoccupasse più di suggerire piccoli plastici a piccoli clienti, ma stimolasse i fedelissimi del sistema, tra l'altro ormai cresciuti, con spunti fotografici in grado di attivare sogni e desideri.
Che dire del plastico ... armonioso, elegante, completo, raffinato, con rettilinei lunghi e fluidi, stazioni, scali merce e depositi perfettamente coerenti per funzionalità operativa e dislocazione spaziale. Il tutto in un armonioso equilibrio tra ricostruzione ferroviaria e paesaggio. Le stazioni, il passaggio a livello, lo scalo merci che lo hanno adornato, si fondevano perfettamente con il deposito locomotive e la cava di pietre (Vollmer) e con le piccole villette, molto discrete e non molto numerose di Faller. Un vero trionfo del fermodellismo, della politica commerciale della casa di Como e dell'ingegno delle sue maestranze.

La splendida ripresa fotografica documenta un ulteriore intervento al plastico. Finalmente anche il tronchino della cava Vollmer, nella foto precedente un po' troppo spartano, qui  riacquista importanza e vitalità.  Che si tratti proprio della stessa foto sembra certificato dalla lunghezza del binario che termina giusto in corrispondenza della fine dell'edificio Vollmer. Ma qui l'area è animata da alcuni figurini, addirittura uno spalatore Preiser dentro il carro Ltm, un trattore con autista, un camion, di cui intravvediamo il cassone ed una sottile recinzione. Qualche dubbio ci sorge circa la mancanza del mancorrente alla scala Vollmer (rotto?), alla diversa configurazione degli scivoli del pietrisco (aggiunti?) e al diverso terminale, in questa foto il binario RD T.   Ma, oggettivamente, lo possiamo considerare, e con veramente pochi dubbi, una delle molte evoluzioni del plastico 14.

 

Plastici originali