I Plastici originali di Rivarossi
(Massimo Cecchetti)
UN PLASTICO DI CARTAPESTA Alla metà degli anni '40, in un euforico clima di rinascita, Alessandro Rossi inizia a produrre treni elettrici per un pubblico, in quei primi anni, non molto numeroso. Ma i punti vendita, con la loro diffusione capillare e le loro accattivanti vetrine si prestavano perfettamente pubblicizzare i prodotti Rivarossi, assicurando una percezione immediata e suggestiva dei piccoli treni. Dirà Alessandro Rossi: “Il mezzo più efficace per richiamare l'attenzione del pubblico è una vetrina ben disposta, nella quale sia istallato un plastico ferroviario con treni in movimento. La fatica, i mezzi ed il tempo speso per la sua preparazione influiranno efficacemente allo sviluppo delle vendite, non solo per tutto il periodo durante il quale il plastico sarà esposto, ma anche in seguito, come ci viene confermato da coloro che hanno fatto questa esperienza. La passione per il fermodellismo è cosa relativamente nuova per l'Italia ed è quindi passibile di sviluppo. Quale migliore propaganda quindi quella di una vetrina ben allestita con un bel complesso ferroviario funzionante?” (HOrivarossi N.20 - giugno 1957)
Due vetrine allestite con plastici Rivarossi. In mezzo ad un ben di dio di scatole e modelli, due splendidi plastici attraggono i passanti. Molti, tra quelli che si fermeranno affascinati ad osservare, entreranno nel negozio, per acquistare, per loro o per i loro figli, i piccoli treni di Como.
Ed ecco dunque la nuova proposta industriale di Rivarossi: offrire, alla rete distributiva, un plastico già preformato, immediatamente fruibile, dal costo modesto (poco più di una locomotiva) e predisposto con edifici, strade, gallerie e personaggi.
Dal catalogo Rivarossi 1952
Il plastico era costituito da una struttura in cartapesta e gesso, impilabile, e raffigurante un territorio semi-collinare. Oltre a diversi edifici era corredato da alcune figurine della serie FA, FB, FF. Era ovviamente predisposto per ospitare un circuito ferroviario molto semplice, composto da 12 sezioni curve e da 6 sezioni dritte ma che, nonostante lo striminzito percorso, diventava molto attraente per quel suo correre tra gallerie e tratti scoperti. Commercializzato dal 1952 al 1958 nella serie gialla (S 036), fu progettato, come abbiamo visto, soprattutto per l'esposizione in vetrina ma fu anche offerto per un improbabile ma sempre possibile, uso privato.
Dal catalogo Rivarossi 1958, rispetto al 1952 sono cambiati i binari e quindi le dimensioni finite del plastico
La struttura in cartapesta era decorata a mano con un'imitazione, ingenua ma efficace, di rocce, strade e perfino di un torrente; i tratti erbosi erano resi con segatura verde, rallegrata da piccoli tratti di colore, ad imitazione di aree fiorite. Fu prodotto in un numero limitatissimo di esemplari (probabilmente tra i 50 e 100 pezzi) e durante i 6 anni in cui rimase a catalogo, subì solo piccoli cambiamenti, soprattutto nella diversa tipologia degli edifici e nel leggero “arrotondamento” dei rilievi montuosi, addolciti per una più realistica imitazione dei rilievi (...o per una più facile estrazione dalla matrice...).
Nell'unico campione arrivato fino a noi notiamo anche la “stalla” realizzata solo per questo plastico; erano presenti, ma purtroppo perduti, l'osteria (diversa dalle serie a catalogo), un ponte, un contadino con la vanga ed alcune pecore. La piccola chiesetta di montagna, presente nelle primissime produzioni, venne successivamente tolta dalla produzione, forse per problemi di ingombro nel trasporto. E' arrivato fino a noi anche il piccolo cartello monitore, originale, con la curiosa dicitura “elettrotreni” al posto di “treni elettrici” e che in origine si trovava quasi sicuramente vicino all'osteria.
Guardiamo dunque questa piccola serie fotografica che lo illustra non con lo spirito critico dei fermodellisti smaliziati di oggi, ma con la freschezza e la purezza dei ragazzini di allora.
Si ringrazia Michele Lomolino per la preziosa consulenza e per le foto concesseci. |