I Plastici originali di Rivarossi
(Testo e immagini di Massimo Cecchetti)
"Plastico espositivo CFB" ora presso il Club Fermodellistico Bresciano Tra i più significativi del "sistema Rivarossi" questo plastico è uno dei pochi sopravissuti. In una foto a colori nel catalogo generale del 1986 appare smagliante ed in piena attività fermodellistica.
Una foto del plastico tratta dal catalogo Rivarossi 1986 Elegante e sintetico nel circuito invoglia, come molti altri, a darsi da fare per costruirsene subito uno. Il semplicissimo tracciato - il classico "otto" - è ottimizzato dal paesaggio che ne maschera e ne dissimula perfettamente l'esiguità. E' riprodotta infatti la sola FV, la splendida Pergine, dotata di due binari di transito, due di raddoppio, di tronchini di servizio e di una deliziosa rimessa (Vollmer) con tronchino. E' presente anche una bellissima banchina con pensilina (art. 15519) elemento di grande effetto scenografico ma sempre poco sfruttato anche dalla stessa Rivarossi. Il notevole scalo merci invece si sgancia dalla linea principale di transito a circa metà circuito sfruttando abilmente le superfici lasciate libere dalla particolare forma dell'anello a otto. Si compone di 4 tronchini e dei soliti edifici della produzione Vollmer. Il resto dei binari corre nascosto in galleria lasciando agli spettatori la sola vista della FV, dello scalo merci e la sorpresa di veder entrare un treni in galleria a dx ed uscire a sx. La presenza, nelle foto, di moltissime "scarpette" rosse isolanti ci fa intuire come le maetranze RR avessero previsto la circolazione di più treni in contemporanea con le operazioni di smistamento allo scalo. Il paesaggio è integrato da una cittadina merlata tedesca, da una "porta di città" e svariati altri edifici, tutti Faller e Vollmer. E' da notare come RR, che aveva stipulato accordi commerciali di rappresentanza con questi partner, decorasse con prodigalità i suoi plastici con edifici di stile prettamente nordico, incongruente con le tipologie italiane dei suoi edifici ferroviari. Ma i giovani fermodellisti di quegli anni non notavano molto questo paradosso e d'altra parte era proprio questo strano mix che aveva generato l'imprintig estetico della casa di Como, oggi così struggente da ricordare. Dopo una sua prima comparsa alla Fiera Campionaria di Milano e dopo alcune apparizioni a mostre e manifestazioni rimase in azienda chiuso dentro una cassa finchè fu ritrovato, un pò malconcio ed ossidato, e donato al Club Fermodellistico Bresciano che ne sta curando con competenza il restauro estetico e funzionale.
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