PLASTICO FABIO BERTOLETTI Testo: Massimo Cecchetti – Foto Fabio Bertoletti
In queste pagine sono documentate tre vite fermodellistiche: Nonno Mario, Papà Bertoletti e Nipote Fabio, accumunati nella scelta dello svago preferito. Il plastico, decisamente piccolo, nasce con un tracciato diverso dall'attuale e soprattutto con materiale Maerklin. L'impianto, dopo alcuni anni di utilizzo domestico, fu però relegato in cantina per gli onnipresenti problemi di spazio. E dove rimase, ad accumulare ossido e polvere, fino alla riscoperta, negli anni '90, da parte di Fabio.
LA PRIMA RICOSTRUZIONE “TEDESCA”
Fabio e Papà optarono (quasi ovviamente) per una ricostruzione con impronta Maerklin sfruttando armamento, rotabili, materiale di edilizia, ancora usufruibile del precedente impianto. I ridotti raggi di curvatura permettevano un maggiore sviluppo del tracciato e con qualche scambio e tronchino un migliore sfruttamento del circuito. Nella foto si nota una FV Jouef, un chiosco Faller, la strada autoadesiva Bush. Sullo sfondo a sx una galleria autocostruita (che ritroveremo tra poco) ed il fondale dipinto da Nonno Mario che contribuirà a sviluppare l'idea portante del plastico attuale. E fu allora che Fabio ci mise lo zampino...
La passione di Fabio per i treni Rivarossi fu il motore del cambiamento di sistema. I binari tedeschi furono riciclati per un plastico prefabbricato Kibri e i treni Rivarossi (e Lima...) presero possesso del tavolo di supporto ma con una straordinaria idea di fondo. Il fondale “pittorico” di Nonno Mario fu sostituito da un fondale “Rivarossi” (il diorama militare, sezione B - “Le grandi manovre” - 1974) con la FV Pergine riprodotta a stampa, in scala esatta e del tutto simile all'originale 3D. La FV assolve perfettamente alla sua funzione ma permette di recuperare spazio prezioso per un delizioso circuito tramviario, ovviamente di RR, e per la ricostruzione di un piccolo centro cittadino.
Lo schema del piccolo plastico (m. 1,39x1,02) di mano dell'autore. Tutto semplicissimo, in verità, ma lo schema da solo non riesce a descrivere il notevolissimo effetto scenografico dell'insieme, fatto di equilibrati dosaggi del materiale disponibile e dall'aver mantenuto quella “gioiosa ingenuità” così facile da perdere e così difficoltosa da recuperare.
Pergine, nella sua versione 3D, a confronto con la consorella “stampata” del diorama. Le dimensioni sono assolutamente simili anche se la foto enfatizza con, un primo piano esagerato, la versione di carta. Si tratta, lo ripetiamo, della sezione B del diorama “Le grandi manovre” riproducente la FV, la banchina e i due classici piccoli edifici, il magazzino attrezzi ed i gabinetti. La riproduzione a stampa rappresenta la FV trentina vista in leggera prospettiva ed illuminata da luce angolare in modo da ricreare, con le ombre, la profondità necessaria ad aumentare l'illusione prospettica. Di fronte alla stazione e dopo il binario di transito, Fabio ha posto un'ulteriore banchina, questa ovviamente in 3D e dotata di staccionata.
Lo sfondo Rivarossi completo. L'idilliaca scena è resa un po' minacciosa dalla presenza dei due elicotteri militari in volo sopra la valle ma l'attenzione è presto distratta dalla presenza della FV che risulta credibilissima e soprattutto in perfetta scala con i treni. Alcuni viaggiatori animano la banchina della stazione.
Primo piano per il casello (art. M5513) dotato di pozzo e palo telegrafico. Stupenda l'attenzione di Rivarossi per i dettagli: le imposte mostrano i cinematismi di chiusura anche all'interno. Un tram percorre il viale della stazione e sullo sfondo la Pergine “di cartone” fa la sua splendida comparsa. L'illusione prospettica è perfetta e lo spazio risparmiato è notevole.
In una foto tutto il plastico. Il tracciato tramviario, qui perfettamente riconoscibile, permette un gradevolissimo sviluppo della parte abitativa del piccolo centro urbano. Un autoarticolato “Campari soda” percorre la curva mentre il tram col suo rimorchietto (art. 6410 e 6420) si avvicinano al viale della stazione. Immancabile, sullo sfondo, un treno a vapore “accellerato”. Al traino della Gr 851 due carrozze centoporte, immancabili in ogni plastico RR, impegnano il PL.
Inquadratura opposta alla precedente. Il plastichino si permette il lusso anche di un PL, a funzionamento meccanico (art. 5110 – 1971), di un piccolo magazzino attrezzi RR e di una sabbiera, rottamata da un precedente PL automatico.
Uno scatto fotografico dall'alto. Qui il piccolo plastico da il meglio di se: il corretto dosaggio di edifici, strutture ferroviarie e vegetazione rendono l'insieme quasi poetico. Pergine sembra abbracciare il piccolo impianto ed incredibilmente si assoggetta a qualsiasi angolo prospettico. In alto a sinistra la galleria, sopravvissuta dagli anni '60; sotto di lei sono passate intere generazioni di treni e di marche. Sempre di mano di Nonno Mario sono anche le due colline angolari. Sulla destra un chiostro Faller con distributore di carburanti e una torre idrica Pocher. La vegetazione, oltre agli inevitabili licheni, è composta dalle sempiterne conifere Faller e dalle piantine vintage di una sconosciuta P.P.M, italiana e attiva negli anni '50.
Gran movimento sul plastico! Un merci Rivarossi, al traino di una D.341 1036 FIAT imbocca il binario centrale di Pergine che qui appare perfetta (luci e ombre comprese). La piccola collina sulla destra deriva dal plastico originale di Nonno Mario.
Spettacolare primo piano della motrice tramviaria Rivarossi in corsa sul circuito stradale. I veicoli sono Wiking (le Fiat 1800) e quelli presenti sulla bisarca RR (Fiat 124, Alfa Romeo Giulia), il furgone 1100 (di marca non identificata), due autoarticolati Mobilgas e Campari soda di Rivarossi, alcuni veicoli inglesi della Triang, un autoarticolato Lego ed una meravigliosa Fiat Topolino di Mercury. Un bel traffico!
Che bello! Pare impossibile ma anche in così poco spazio l'obiettivo restituisce continuamente scorci deliziosi. La Fiat Topolino di Mercury sta incrociando il tram davanti all'Hotel del Centro mentre sullo sfondo si intravvede la scuola. Gli edifici provengono da stampi Jouef (anni '70) rieditati, più recentemente, da LimaRossi (anni '90). Impeccabile la credibilità “cittadina”.
La potente Gr 680 102 con tender a tre assi (3T12) al traino di un convoglio passeggeri. Il motore di questi modelli era tornato in cabina dopo alcun tentativi di Rivarossi di motorizzare i tender. La linea industriale impostata da Alessandro Rossi era prevalsa sull'estetica delle macchine e stava cominciando ad isolare il mondo dei fermodellisti italiani dal loro produttore più raffinato. Ma la foto ci racconta ancora e comunque l'eleganza e la bellezza di questi modelli.
Casello Rivarossi, centro cittadino Jouef, galleria di Nonno Mario ed una Gr 851 al traino del suo “accellerato” che ha appena lasciato Pergine. In primissimo piano alcune conifere Faller che, nonostante gli anni e la loro rigidità plastica, rimangono ancora abbastanza credibili.
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