Giorgio Spolaor, classe 1954, autentico “RRagazzo
RRivarossi”.
Giorgio ha mantenuto, inalterati nel tempo, gusto,
estetica, passione per i treni di Como. Perché molti di noi, in
ricordo del grande passato Rivarossi, si sforzano, oggi, di
ricostruire la storica estetica rivarossiana, collezionando
materiale rotabile e d’armamento per poi ricostruire “un plastico
rivarossi”.
Ma Giorgio no, Giorgio “sente” che il suo
plastico, nonostante lo sviluppo tecnologico ed estetico attuale,
non può che essere “Rivarossi” e quasi inconsciamente, lo
ricostruisce integro, libero dalle accattivanti distrazioni del
fermodellismo contemporaneo e dal suo sviluppo tecnologico.
una complessiva a colori del plastico, non
particolarmente piccolo (m 3,20x1,30) e dedicato alla
trazione termica e a vapore. Il tracciato, quasi tutto a
vista, è straordinariamente semplice, ma consente di
esporre, in armonico e perfetto equilibrio ferroviario,
quasi tutti i gioielli dell’edilizia Rivarossi. Il
tracciato, due semplici ovali concentrici, quasi
un’evoluzione del plastico N.7 de i “20 plastici
Rivarossi” - Briano Editore – 1965, che sembra essere il
tracciato ispiratore, è semplice ma fluido. Un binario
di raddoppio su uno dei due ovali, una sella di lancio
al servizio di scalo merci e deposito locomotive, una
piattaforma girevole a tre rimesse e sette tronchini di
servizio. Pergine, la stazione principale e Dubino la
secondaria, il passaggio a livello, il serbatoio
d’acqua, qualche villetta Faller… cosa pretendere di
più? |
In una breve biografia di presentazione Giorgio ci
racconta due episodi che lo fecero diventare un appassionato
fermodellista rivarossiano.
Nel primo ricorda che, all’età di 4 anni, assieme a
Papà Spolaor, ammirava il passaggio dei treni in prossimità della
stazione di Mestre (VE) che nel 1960 offriva, quasi in un’unica
occhiata, fermata viaggiatori e grande scalo merci.
L’imprinting scattò immediatamente: un’allegra Gr
835, dal lungo camino, manovrava a più non posso le lunghe tirate di
carri che scorrevano sotto il cavalcavia di Mestre e a cui si
affacciavano, curiosi, i due RRagazzi RRivarossi.
Il secondo episodio è addirittura commovente: Papà
Spolaor doveva acquistare, per un suo importante viaggio di lavoro,
un vestito nuovo. Invece, incurante della necessità, portò il
piccolo Giorgio ad acquistare, proprio con i soldi destinati al
vestito, un piccolo tesoretto rivarossiano: una 835 (proprio lei!)
alcuni carri merce, un trasformatore e un po’ di binari.
Immaginiamoci il rientro a casa e la reazione della mamma… nessun
vestito e tanti bellissimi trenini! Ma il dado era tratto e ad ogni
rientro di Papà una bella festa ed una capatina al negozio di
fermodellismo!
Da allora Giorgio, pur avendo costruito svariati
plastici, anche per amici, e con l’impagabile sostegno della moglie,
è rimasto il “RRagazzo RRivarossi” degli anni ’60, legato, negli
occhi e nel cuore, a quei piccoli treni, un po’ fuori scala e un po’
troppo larghi, che, ancora oggi, riportano immediatamente la
vitalità e l’allegria di quella nostra primissima maturità.
Gran movimento di treni a Pergine…la 740 al traino di un
locale con carrozze Corbellini sfila davanti a due
convogli merci, fermi in sosta. Le foto ricevute sono
tutte a colori, ma abbiamo preferito virarle in BN per
restituire appieno il sapore dei plastici Rivarossi,
nati quasi esclusivamente senza colori! |
il casello ferroviario Cosio-Traona, art. 15513. Era
ricavato da Rivarossi, per le scatole di montaggio
TrenHObby, da un collage di svariati stampi, alcuni
esistenti (il casello, la staccionata), altri realizzati
per l’occasione (il palo telegrafico, il pozzo, la
basetta). |
Splendida ripresa complessiva per il deposito
locomotive, dotato di piattaforma girevole, tre rimesse
e quattro tronchini di ricovero. Nelle rimesse la 625
005, la 940 034, la 668 1480. Nel tronchino a destra,
una “Cirilla” manovra alcuni carri merce, in quello a
sinistra una A BL/R in sosta, in attesa di una piccola
riparazione. |
La 668 1480, in sosta sul tronchino del deposito
locomotive, in attesa di riprendere servizio. La
“micetta” Rivarossi fu uno dei primi modelli di Como a
ricevere i vetri a filo della cassa (1964), già
sperimentati sui vetri delle cabine di guida del TEE
(1959). |
una 740 imbocca il passaggio a livello automatico PLA a
doppio binario. Tutto è correttamente “Rivarossi”
compresi i generosi paracarri metallici, per unire le
varie sezioni del modello ed i segnali stradali.
Bellissime la Fiat 600 e la VW (Wiking) del servizio
postale tedesco (!). Una notevole anomalia nel realismo
spazio-temporale dell’impianto ma quasi d’obbligo in un
ambiente come questo, abituati com'eravamo a veder
circolare quasi esclusivamente automobiline di origine
tedesca. |
La 940 imbocca il primo binario di Pergine,
correttamente sulla sinistra, mentre la 740 in primo
piano sta per incrociare il convoglio al traino di un
merci raccoglitore. |
Il disegno del tracciato, di mano dell’autore del
plastico. Da notare il considerevole numero di binari
sganciatori allocati nelle posizioni più strategiche. |
Un convoglio passeggeri imbocca il secondo binario di
Dubino, correttamente sulla sinistra. Piccoli interventi
cromatici sulla stazioncina di transito hanno
personalizzato il modello, rispetto alla corretta cromia
standard. |
Ancora un passaggio a Dubino; la 740 imbocca, e
correttamente, la mano sinistra. Il piccolo fondale
fotografico dona una inaspettata profondità
all’impianto, qui vicinissimo al muro. |
Per concludere: un gran bel
plastico, risolto con un equilibrio ed una armonia degne delle
maestranze di Como, quando, sotto la direzione di Alessandro Rossi,
preparavano i plastici originali Rivarossi per la Campionaria di
Milano. Non poco oggi, a quasi sessant’anni dai quei mitici tempi! |