(di Giorgio Giuliani)
Una notevole iniziativa del 1960 che sottolinea l’importanza e la credibilità che la ditta di Como aveva presso il grande pubblico e l’imprenditoria italiana. Topolino era la maggiore testata del settore “ragazzi” dell’epoca. Facendo un conto grossolano in base ai numeri stampigliati su ogni copia di Topolino si può calcolare una tiratura media di 320.000 copie settimanali, quantitativi impensabili per qualsiasi testata al giorno d’oggi. Ebbene questa famosa e lanciatissima rivista, allora pubblicata dalla Arnoldo Mondadori Editore mise in campo con la nostra Rivarossi un imponente concorso a premi della durata di oltre sei mesi e con modalità che prevedevano la numerazione progressiva di ogni singola copia, una complicazione non piccola (credo) per l’editore. Segno che la collaborazione con Rivarossi era ritenuta molto importante dalla Mondadori, tanto che per tutta la durata del concorso, oltre trenta numeri, in copertina era sempre presente il richiamo al “Grande Concorso Topolino-Rivarossi”. Da appassionato non posso non rilevare l’importanza che la testata riservava a Rivarossi. Probabilmente anche l’ammontare dei premi era notevole, ma il ritorno pubblicitario per la Nostra era eccezionale. Per altro quello era uno dei periodi di massimo splendore per il “trenino elettrico” che stava diventando il giocattolo tecnologico più ambito da bambini e ragazzi, e sicuramente anche per la rivista era un vanto e un traino alle vendite poter “omaggiare” con questo prodotto i propri lettori. Il concorso era pubblicizzato anche su altre testate, qua sotto una pagina pubblicitaria tratta a "Arianna"
Il concorso iniziò col numero 239 del giugno 1960 Era prevista una durata di 30 settimane. Funzionava così: ogni copia di Topolino a partire dal numero 239 era singolarmente numerata (operazione piuttosto complessa credo!) e ogni settimana venivano estratti 65 numeri, poi pubblicati a partire dal numero 242, quarta uscita del concorso.
I possessori della copia estratta dovevano inviare l’intero albo entro dieci giorni, ricevendo il premio previsto (e la restituzione del fumetto). Le estrazioni concernevano sempre tutti gli albi usciti, non solo quelli della settimana corrente e quindi gli albi usciti a patire dal numero 239 erano “Preziosi! Ogni copia vale un tesoro!” come recitava lo slogan.
Ma come in ogni concorso a premi che si rispetti era prevista anche un’estrazione finale. In ogni albo a partire dal 239 era presente un bollino numerato,
incollando su un apposito modulo i trenta bollini pubblicati era possibile partecipare alla favolosa estrazione finale!
E poiché in Mondadori e Rivarossi erano buoni, con l’ultimo numero del concorso (Topolino 268 del gennaio 1961) vennero ripubblicati anche i primi 20 bollini per permettere a chi si era avvicinato al concorso solo negli ultimi mesi di partecipare all’estrazione finale. Per inciso i premi dell’estrazione finale che erano previsti in 100 diventarono ben 1250, probabilmente inglobando i premi settimanali non richiesti e nuove aggiunte della Rivarossi.
I premi variavano settimanalmente e comprendevano impianti ferroviari Rivarossi, ma anche prodotti di altre ditte commercializzate, come i velieri della Constructo, gli edifici Faller e Vollmer, gli automezzi Wiking, le navi Revell, ecc.
In conclusione bisogna rilevare la grande capacità commerciale della Rivarossi, il sapersi legare alla rivista per ragazzi all’epoca più diffusa e farlo con una visibilità enorme, col proprio marchio sulla copertina per oltre trenta numeri! Appare chiara la rilevanza della Rivarossi nel panorama imprenditoriale del periodo, la considerazione che aveva presso importanti ditte italiane: la Mondadori in questo caso, o la Fiat coi modelli della 600 e della 500 di pochi anni prima. E anche la spendibilità del marchio presso il grande pubblico, tale che Topolino mise il nome Rivarossi sulla propria copertina per oltre sei mesi.
Alcuni numeri con le pagine del concorso, cliccare per aprire la pagine
TOPOLINO 241
TOPOLINO 242
TOPOLINO 244
TOPOLINO 262
TOPOLINO 263
TOPOLINO 268 Grazie a Oliviero Lidonnici, Alberto Perego e a chi ha inviato le immagini
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