Carri Italiani Chiusi
Due carri, nella produzione storica di Rivarossi, emersero per longevità, ricerca del dettaglio e qualità di incisione : il carro F 1925 (1957) e l' Mva (1958) per trasporto vino. Di straordinaria qualità fermodellistica arricchirono, il primo le lunghe tirate “rosso ferro” dei convogli mentre il secondo, con le sue delicate tonalità di grigio, ingentilì parchi e scali merce. Peccato che il bellissimo Mva, dai cui portelloni sempre aperti si intravvedevano le botti, non fosse poi così numeroso nei parchi FS e che dunque nei plastici se ne ritrovassero sempre troppo pochi, con conseguenti ricadute negative sulle vendite. Ma evidentemente bellezza e originalità della scelta lo fece resistere a lungo nei cataloghi: ben 28 anni contro i 26 dell'F 1925. Due bei record comunque! Il carro F 1925 (1957) ereditava invece la tipologia del carro C F (1947) in bachelite, soppresso con il passaggio alle termoplastiche. Quest'ultimo riproduceva, con notevole approssimazione, un carro di particolare lunghezza, con cassa in legno e dotato anche, ma solo per l'anno 1952, di carrelli di tipo americano. E' strano come, nel progettare gli stampi per l'F 1925, si prendesse in considerazione un prototipo già abbastanza vecchio; probabilmente la scelta fu determinata dalla straordinaria quantità di carri che invadevano ancora le linee FS, rendendolo così anche appetibile al mercato fermodellistico. Solo nel 1963 apparve finalmente un nuovo carro chiuso (G), dalla straordinaria bellezza di incisione, dall'impeccabile verniciatura e finalmente con portelloni apribili . Ancora una volta la scelta cadde su un prototipo dalla limitata diffusione (come per l'Mva o per il simpatico C 251 delle FNM) rispetto alla versione senza garitta, che affollava invece la rete FS. Probabilmente ci si preoccupava di più di diversificare i convogli piuttosto che proporre modelli pensati per maggiori volumi di acquisto. |