Alcuni Particolari Tecnici
(testi e foto di Massimo Cecchetti)
Il motore a bronzine
La costruzione ed il montaggio del fortunatissimo "motore a pallini"
impegnava risorse che in Rivarossi furono giudicate eccessive. Infatti la
presenza di due viti di fissaggio e delle famose sfere in acciaio
determinavano aggravi in un'azienda che, come quasi tutte in quel periodo e
cioè verso la fine degli anni '60, valutava con sempre maggiore attenzione
la gestione di costi, tempi e metodi. I tecnici Rivarossi svilupparono
dunque un nuovo motore, che pur ispirandosi chiaramente al precedente, ne
risolveva le difficoltà di montaggio e manutenzione. Ovviamente furono
eliminati subito i due cuscinetti a sfere che oltretutto creavano malumori
anche presso Rivenditori e Clientela.
Il motore " a pallini"
Il motore Rivarossi, di notevole potenza e di eccezionale scorrevolezza, poteva, attraverso il foro passante all'interno della vite di regolazione, essere indifferentemente sgrassato o lubrificato. Con l'ago di una siringa si poteva iniettare un leggero solvente (benzina avio) per la pulizia dell'indotto o una goccia di lubrificante per favorire il lavoro del cuscinetto a sfere. Invertendo il magnete permanente si poteva invertire il senso di marcia dei motori dando così ai convogli due diverse direzioni di marcia. In epoche dove il digitale era ancora fantascienza era un ottimo escamotage per poter far correre due convogli, protetti da semafori e blocchi automatici, in senso opposto uno all'altro con sosta e scambio alle stazioni con binario di raddoppio. Le mollette di pressione spazzole garantivano costantemente un contatto elettrico notevole (quando scintillavano era segno di cattiva manutenzione) inoltre delle due una era nella classica fibra delle spazzole, l'altra, una sorta di retina finissima arrotolata, garantiva una costante pulizia del piano di scorrimento dell'indotto. Se correttamente alimentati e manutenzionati erano eterni. I tre rotori non sempre garantivano minimi da record tuttavia in quegli anni questo valore non era tenuto in grande considerazione, prevalendo velocità e forza di trazione
La trasmissione
Rivarossi aveva messo a
punto un sistema di trasmissione molto semplice, funzionale ed affidabile.
Sull'asse del motore era calettata una vite senza fine che ingranava su un
ingranaggio di rimando, e, specie nei modelli più semplici, direttamente
sull'ingranaggio dell'asse motore. Con il motore in cabina molte locomotive
ingranavano direttamente sul primo asse che trasmetteva il moto, attraverso la
biella di accoppiamento, anche agli altri assi (che, come al vero, diventavano
motori!).Tra l'altro questi sistema permetteva di variare la forza di trazione
delle locomotive a seconda del numero degli assi, proprio come nella realtà e
come Rivarossi sottolineava nelle sue promozioni. Le locomotive elettriche
invece avevano motorizzato sempre solo un carrello che però, attraverso rimandi
a ruote dentate, muovevano i due assi dello stesso. Rivarossi non sentì mai la
necessità di motorizzare entrambi i carrelli, sia per la notevole forza nel suo
motore, sia perchè questi avrebbero assorbito una doppia quantità di energia al
trasformatore. |