Rivarossi: lavorare divertendosi

Il racconto di un consulente della Rivarossi

(di Marco Massara)

 

Confesso che da bambino ho 'giocato' (perdonatemi) a lungo con i modelli RR.
Avevo una Dockside americana (la primissima in assoluto), un E424-079 (il più amato), un E428-166 terza serie, una 940-018 (non son sicuro dello 018 progressivo...), una 691-022 (superba !), il TEE a due carrozze simmetriche e luci bianco rosse, commutanti col senso di marcia (che mi ha fatto dannare con l'alberino di trasmissione che si è rotto tre volte), una diesel-elettrica USA in livrea Pennsylvania, una 'oriunda' 685 Fleischmann (regalatami per sbaglio dal nonno...), una bella dotazione di vagoni soprattutto italiani.
Speravo di trasmettere il tutto a mio figlio (nonostante qualche gancio piegato e qualche respingente distrutto dagli 'urti del mestiere') ma purtroppo una visita di malintenzionati alla mia e a molte altre cantine mi ha sottratto per sempre questa possibilità (nella mia mente penso che qualche figlio di malintenzionato ci sta giocando adesso e questo mi consola).

 

Ma la cosa più piacevole e che un bel po' di anni dopo ho avuto il piacere di collaborare allo sviluppo del  sistema informativo dell'allora Gruppo Rivarossi (Lima, Arnold e Jouef) dal 1997 al 1999.

 

E' stato come ringiovanire di 30 anni! Ricordo ancora che ogni giorno nella pausa pranzo ero ospite fisso del museo al piano terra; la prima volta che vidi il plastico pensai "tutto qui?". Poi scoprii con quanta intelligenza era stato realizzato un tracciato davvero complesso in un minimo spazio. La sorpresa più bella era ritrovare in catalogo gli stessi modelli con cui avevo 'giocato' che venivano via via aggiornati dal punto di vista  tecnologico.

 

Fu molto triste quando nel giugno dello scorso anno (2008), al termine di una bellissima gita in moto con mio figlio, mi venne in mente di imboccare la salita verso Sagnino che con allegria avevo percorso due o tre volte alla settimana con la prospettiva di lavorare divertendomi; avevo seguito le vicissitudini e anche parlato con gente di RR con cui ero rimasto in contatto, ma il vedere che non c'era più NULLA mi diede una stretta al cuore.

 

Ma cominciamo con una inquadratura cronologica che già spiega alcune cose.

 

L’impegno in RR (feci un salto sulla sedia quando me lo prospettarono) doveva essere di una ventina di giorni per un semplice training agli utenti esteri del gruppo. Poi riuscii ad avere la responsabilità della parte del sistema informativo relativo al controllo della produzione. Attraverso continue evoluzioni e proposte ci rimasi per quasi due anni….dal 1997 al 1999, quando alla fine, non riuscendo ad inventare qualcosa di ulteriore da realizzare, il team del progetto cessò la sua attività.

Cominciamo col citare le persone che ho avuto il piacere di incontrare.

Prima di tutto colei con cui ho interagito maggiormente: la signora Borrelli che curava la struttura informatica: un sapiente incrocio tra una top model e Crudelia Demon (la carica dei 101). Rigorosamente sempre vestita di nero aveva la capacità di passare in una frazione di secondo da una cordialità quasi conviviale a scatti d’ira imprevedibili e viceversa; comunque era (quasi) sempre divertente e mai banale lavorarci assieme.

Riccardo Terraneo gestiva tutta l’infrastruttura tecnologica: sempre elegantissimo, probabilmente influenzato dallo stile ‘old british’ del sig. Alessandro Rossi si cui parlerò dopo, restava sempre impassibile di fronte alle sfuriate della succitata signora Borrelli di cui era la vittima preferita.

Paolo Guanzani è stato contagiato dallo ‘spirito RR’ più di me; entrato come consulente SAP per la parte contabile e di controllo di gestione ha finito per farsi assumere!

Visto che parliamo di contabilità un’altra presenza indimenticabile è stata Mariarosa; i nostri rapporti, dato che la mia area di intervento era la pianificazione e controllo produzione non andava oltre la vendita dei gettoni della macchina del caffè; però, dato che me la ricordo per nome, vuol dire che la sua presenza caratterizzava l’ambiente.

Sembra strano, ma non ricordo esattamente i nomi delle mie dirette interlocutrici della programmazione produzione e degli acquisti. Sicuramente c’era una Teresa, ma l’importante è che mi ricordo la serietà e il bel clima con cui si lavorava.

Saliamo le gerarchie aziendali: ricordo (anche qui non avevo contatti professionali molto frequenti) il sig. Moioli che era il direttore vendite e naturalmente il sig. Alessandro Rossi (cugino dell'omonimo Fondatore e come ho detto dalla eleganza di un vero lord) cui mi lega un curioso aneddoto.

Un pomeriggio entro nel locale dove si svolgevano le prove e lo vedo chino ad osservare con sguardo intenso una locomotiva a vapore apparentemente ferma; un po’ sorpreso gli chiedo: “Scusi, ma perché guarda così una macchina ferma?". E lui, senza alzare lo sguardo: “Guardi bene! Non è ferma!”. In effetti era una prova del sistema digitale di controllo: La macchina ‘viaggiava’ a non più di un centimetro al secondo mostrando in tutta la loro spettacolarità i movimenti dei biellismi.

E per finire il dottor Cafieri che all’epoca era amministratore delegato. Proveniva da una società di informatica (Unisys) e discendeva da una famiglia napoletana di tipografi; potete immaginare come furono i nostri rapporti quando mi incaricò di progettare un sistema di schedulazione delle presse ad iniezione di Lima, generando una  sequenza che facesse un carico equilibrato tra le varie macchine e che ottimizzasse la sequenza dei colori dal trasparente al nero: un vero incubo ! Ma la sua ironia napoletana, miscelata al pragmatismo comasco rendeva tutto meno stressante.

 

Altri aneddoti: come ho detto all’inizio la mia prima attività fu quella di un training con frequenza mensile sul futuro sistema informativo ad alcuni utenti di Arnold e Jouef.  Ricordo Herr Zimmermann che ad ogni incontro, da buon tedesco, mi faceva la stessa domanda e ogni volta sembrava soddisfatto della risposta …. e un’altra volta in cui, per ottimizzare lo spazio attorno alla scrivania su cui lavoravamo, tenni una brillante dimostrazione seduto sullo sgabello prelevato dalla toilette! Mi pare che renda bene il clima RR !!!

L'ufficio tecnico RR era a Como e ogni tanto veniva qualcuno da Isola Vicentina, mentre io spesso parlavo con la programmazione di Isola.

 

L’unico ricordo un po’ meno allegro fu la visita alla fabbrica Lima di Isola Vicentina, dove si svolgeva la produzione ‘di massa’ soprattutto delle carrozzerie in polistirolo, e la verniciatura, mentre a Sagnino c’era la micro-torneria gestita da una cooperativa di ex-dipendenti e molte lavorazioni erano appaltate a fornitori esterni.

Di Isola ricordo soprattutto il reparto verniciature, dove le carrozzerie grezze assumevano la decorazione definitiva; vi garantisco che  vedere dall’interno dei reparti la fabbricazione di un oggetto di piacere se non di svago non è una cosa allegra. Il reparto verniciatura era buio e con lavorazioni ad aerografo su pezzi molto piccoli, c'erano delle operaie che si rovinavano gli occhi....

Ma una delle cose più belle era quando veniva richiamato in servizio qualche ex-dipendente in pensione per discutere i miglioramenti tecnologici; come è noto ci sono alcuni modelli RR che sono in catalogo da decenni, apparentemente sempre uguali. In realtà ad esempio le locomotive a vapore un tempo avevano il motore nella motrice vera e propria, mentre poi lo misero nel tender; questo permise

Stabilimento Lima di Isola Vicentina (foto di Patrizio Rossi)

di gestire lo sviluppo senza vincoli di spazio e con una maggiore accuratezza della messa in scala.

I ‘vecchetti’ riesumavano i disegni ingialliti dal tempo trascorso e discutevano con i progettisti; molte volte ho avuto il piacere di dividere con loro il tavolo e naturalmente di ascoltare la storia di quelle macchine meravigliose.

 

 

Testimonianze