RESTAURO DELLA UNITà FOLLE FAIRBANKS-MORSE di Oliviero Lidonnici
INVENTARIO DELLE PARTI DANNEGGIATE E RESTAURO FORMALE .. Qualche tempo fa avevo notato sul banchetto di un mercatino un’unità folle di Fairbanks-Morse C-Liner in livrea Santa Fe, piuttosto mal messa. L’ho acquistata per pochi euro, intenzionato a restaurarla per aggiungerla alle due unità già in mio possesso e realizzare la composizione tripla. Vediamo in Fig.1 lo stato del modellino prima dell’intervento di risanamento: - Fig. 1 -Mancavano: trombe e sportello-fumi sull’imperiale, vetrate cabina di guida e gancio anteriore, inoltre la vernice era scrostata in vari punti. Il danno maggiore era presente sulla parte inferiore del muso, spaccato in più punti con importante perdita di parti, come evidenziato nella Fig.2.
Fig. 2 - Nella Fig.2 le scrostature della vernice (rossa) sono già state in parte ritoccate e le trombe sostituite con un ricambio (Pratesi). Resta da risolvere il problema più grave, evidenziato dalle frecce rosse. - Fig. 3
Nella Fig.3 è fotografato il telaio; si evidenzia un altro problema: la zavorra originale (probabilmente in zama) si era sbriciolata. Il precedente proprietario del modellino, ha “risolto” il problema, avvolgendo i detriti di zama con un pezzo di nastro isolante nero. Il “malloppo” così confezionato era estemporaneamente incastrato al centro del telaio, nella sede della zavorra. -- RICOSTRUZIONE DELLE PARTI MANCANTI DEL MUSO DEL MODELLO --- Per ripristinare le zone del muso mancanti, potevo optare almeno su due diversi metodi: Primo metodo: realizzare un calco in pasta di silicone del muso di una motrice FM intatta (che possedevo) e realizzare le parti mancanti con controstampo in resina, metodo impiegato nel “Restauro Badoni” di Fulvio Felicioli. Vedi: http://www.rivarossi-memory.it/Tecnica/Badoni_Felicioli/Badoni.htm Questo metodo sarebbe stato conveniente nel caso avessi dovuto rifare l’intero muso. Per piccoli pezzi, di forma irregolare, avrei avuto difficoltà a intarsiare le nuove parti in resina colla originale carrozzeria in polistirolo. Avrei dovuto usare collante ciano acrilico per unire i materiali diversi e stucco per le inevitabili imprecisioni, con risultati (secondo i miei parametri) poco solidi. Inoltre i tempi di preparazione e solidificazione dello stampo in silicone, sono lunghi e a volte con esiti incerti (formazione di bolle); i prodotti sono piuttosto costosi e l’acquisto conveniente solo se si pensa di realizzare molti lavori con questa tecnica (i prodotti, aperte le confezioni, si degradano se conservati per troppo tempo). Ma la ragione principale che mi ha fatto preferire il secondo metodo, è stata quella di proporre su RRM una tecnica ricostruttiva alternativa a quella già proposta nel citato restauro della Badoni. Il metodo che ho scelto consiste nel ricostruire le parti mancanti con ritagli di plasticard opportunamente sagomati, piegati e poi incollati, con collante per polistirolo di mia preparazione (vedi appendice in fondo all’articolo). Conviene limare le parti danneggiate della carrozzeria, troppo frastagliate per facilitare l’inserimento delle nuove parti e ridurre al minimo le stuccature. La vernice scrostata è stata eliminata “grattando” con la lama di un taglierino e con carta vetrata sottile [P 400].
Fig. 4
In alto a destra nella Fig.4, si vede la carrozzeria danneggiata, ancora con i bordi frastagliati, prima dell’intervento. Nelle altre tre immagini i bordi sono stati regolati con lima e carta vetrata, prima di sagomare e applicare le nuove parti in plasticard. - Fig. 5 -Prima di procedere al ripristino delle parti mancanti ho suturato le spaccature (freccia A nella Fig. 5) con spennellature di collante, eseguite sulle pareti interne. Il collante per polistirolo (sia commerciale che fatto in casa) contiene solventi (tipo trielina o acetone) che sciolgono la plastica. Passando più volte un pennello intriso di collante (o anche di trielina pura) sulla spaccatura (dalla parte NON visibile!), le labbra dello spacco si sciolgono impastandosi a vicenda. Quando il solvente evapora, la plastica si solidifica compattandosi; si crea quindi una saldatura chimica delle parti. Occorre però agire con prudenza senza esagerare: un eccesso di solvente potrebbe deformare un elemento troppo sottile. Se la crepa è appena accennata, conviene usare poco collante liquido, se profonda una maggiore quantità di collante pastoso. Con una certa esperienza si riesce ad evitare la stuccatura. Da un foglio di plasticard con spessore di 1,2 mm ho ritagliato due rettangoli (B nella foto) di circa 9,0x5,5 mm e li ho incollati ai lati dello “sperone”, in precedenza limato di circa un mm per parte, poi ho aggiunto due triangolino di rinforzo (C nella foto).
Fig. 6 -Con del plasticard più sottile (0,8 mm) ho ricavato i due parafanghi (D nella Fig.6) che ho incurvato con le dita ed ho incollato con l’ausilio di piccoli ritagli (E) dello stesso materiale; questi hanno il duplice scopo di mantenere la curvatura del pezzo D durante la presa della colla e di fungere da rinforzo al materiale sottile. Ho atteso due o tre ore che il polistirolo, ammorbidito dal collante, solidificasse ed ho steso, sulle pareti interne, un velo di resina epossidica [Acciaio Liquido/Acciaio Rapido] per dare più spessore e rendere più solido il tutto (vedi Fig. 7). Nota: quest’altro rinforzo non va considerato indispensabile, ma io preferisco sempre ottenere la massima solidità possibile, nelle mie riparazioni. Dopo che la resina si è solidificata, con la carta vetrata media [P150], ho perfezionato la curvatura del bordo del parafango, imitando la forma dell’originale e con carta vetrata fine [P400] ho ridotto le residue imperfezioni dell’intervento, pareggiando le superfici visibili.
Fig. 7
-Per sostituire le vetrate della cabina, mancanti, mi sono accontentato di incollare dei ritagli di acetato trasparente all’interno della carrozzeria. Per adattare rapidamente l’acetato alla curvatura interna della stessa, ho utilizzato colla ciano-acrilica. Dato che questo tipo di collante non incolla bene l’acetato, ho contornato i bordi con un filo di collante bi-componente trasparente (tipo: Salda Rapido). Vedi riquadri piccoli della Fig.7 . Completata la ricostruzione volumetrica del muso, ho verniciato a pennello con un argento opaco.
Fig. 8
Nella Fig. 8 si confronta l’unità riparata (a sinistra) con un modello originale intatto (a destra.)
RIPRISTINO DEL SISTEMA DI AGGANCIO ANTERIORE
Il gancio “a becchetto” anteriore, dell’unità folle, era perduto e non essendo riuscito a reperire il ricambio originale (art. 651) mi sono arrangiato modificando un aggancio per carrozza passeggeri che avevo conservato come eventuale ricambio. - Fig. 9
Per primo ho eliminato il troppo ingombrante contro gancio a occhiello, che avrebbe limitato la rotazione orizzontale del carrello e comunque accessorio non previsto nel modello originale. Quindi, con morsa e martello, ho eliminato le piegature, spianando il braccetto del gancio. Ho ridotto la lunghezza del ferro a 31 mm, segando la parte in eccesso (Fig.9). A questo punto ho notato che la barretta di ferro, nei punti dove erano presenti le piegature, da me raddrizzate, si era indebolita. Ho dunque saldato a stagno una sottile lamina di ottone, piegata a U, attorno ai bordi del ferro (vedi particolare ingrandito, a destra nella Fig.9). In questo modo ho risolto due problemi: ho reso più solido il braccio del gancio ed ho aumentato lo spessore nel punto di attacco al carrello, in modo da eliminare la tipica guarnizione di plastica nera prevista, che avrei dovuto montare per pressare il gancio, ma che non avevo. Per finire ho aperto il foro di alloggiamento della vite, mediante trapano con punta da 2,7 mm e con centro posto a 27 mm dalla punta del gancio (Fig.9). - Fig. 10 - Nella Fig.10 si confronta il gancio a becchetto, originale con la soluzione “virtuosa” dell’aggancio modificato. Nonostante l’ingombro maggiore del gancio, l’apertura del muso del modello è sufficientemente ampia per permettere un corretto funzionamento anche nelle curve Rivarossi del diametro minimo di 80 cm. -- SISTEMAZIONE DELLA ZAVORRA INTERNA - Essendo questo modello un’unità folle, la zavorra potrebbe non essere indispensabile, ma per la presenza, nei carrelli, delle lamelle di contatto elettrico di alimentazione del faro ed anche per migliorare la stabilità, un po’ più di peso in più... non guasta. – Come ho già detto (vedi Fig.3) il precedente proprietario del modello aveva “brutalmente” incastrato un mucchietto di detriti di zama, avvolti nel nastro isolante, al centro dell’unità. Ho eliminato il disgustoso involto, pronto a fondere un po’ di pallini di piombo in un apposito stampo di gesso (o di das). Ma frugando tra la mia collezione personale di ricambi & rottami vari ho recuperato un bel blocco di zavorra di obliata provenienza, bello e fatto. Sfruttando il foro già presente al centro del telaio dell’unità folle, ho semplicemente inserito una lunga vite da 3 mm di diametro che attraversa il corpo del blocco di zavorra ed è stretta da un dado (vedi Fig. 11). Molto semplice!... ma è bene seguire alcune accortezze: la plastica del telaio RR è molto vecchia e fragile quindi non deve essere sottoposta a pressioni e flessioni eccessive. Per questo ho inserito tra il metallo della zavorra e la plastica del telaio, un rettangolo di feltro sintetico sottile. Poi, inserita la vite, ho avvitato il dado, stringendolo il minimo indispensabile. Per evitare che il dado in seguito si possa allentare, l’ho incollato alla zavorra con una goccia di colla ciano acrilica (evitando di incollare la vite!). In caso di necessità una buona chiave spaccata sviterà comunque il dado.
- Fig. 11 - Nella figura 11 si vedono il telaio della C-Liner con la zavorra montata e (a sinistra) il carrello anteriore che presentava delle spaccature, riparate col solito collante fatto in casa e rinforzato con ritagli di plasticard. Questo carrello però non è stato montato avendo in seguito trovato un carrello nuovo. Per suggerimenti sul come riparare i carrelli delle motrici, vedi: http://www.rivarossi-memory.it/Tecnica/Riparare_D341/Riparare_D341.htm
Fig.12 - La “Tripla” ricomposta
APPENDICE COME PREPARARE IL COLLANTE “FATTO IN CASA”
La preparazione del collante per polistirolo è molto semplice: basta sciogliere, in un contenitore di vetro, alcuni frammenti di plastica trasparente nella trielina. Variando il rapporto tra quantità di plastica e di trielina, si può ottenere un collante più o meno denso, secondo le preferenze. (nota: questo collante non è conveniente per materiali diversi dal polistirolo). Il collante ottenuto con questo procedimento è simile ai prodotti venduti nei negozi di modellismo per le scatole di montaggio di modellini statici (aerei, navi, auto ecc.) Attenzione: non tutte le materie plastiche trasparenti sono adatte per comporre questa colla; la plastica da usare (come esempio) deve essere dello stesso tipo di quella del telaio della FM RR, io ho utilizzato scatole di formaggini e resti di sprue di scatole di montaggio con componenti trasparenti (esempio: vetri di finestrini di aeromodelli statici). La trielina è facilmente reperibile nei negozi di ferramenta. La trielina industriale è da preferire ma anche la trielina usata come smacchiatore può essere utilizzata. Per verificarne l’efficacia basta immergervi dentro uno scarto di polistirolo. Se dopo qualche minuto inizia a sciogliersi, va bene!
Oliviero Lidonnici |