CURIAMO LA “PESTE”
DELLA ZAMA (CAPITOLO 1°) di Oliviero Lidonnici RIPRISTINO FUNZIONALE DEGLI SCAMBI SD 120 – SS 120 [ anni: 1954-59] SD 120/A (3307) –SS 120/A (3308) [
anni: 1960-1966] Premessa. Nel 1957 mio padre
acquistò, insieme a vario materiale rotabile, una prima coppia di scambi SD/SS 120 ed aiutato
da me (che all’epoca frequentavo le scuole elementari) iniziò la costruzione di
un plastico ferroviario che venne più volte ampliato fino al 1959. Alla fine nel plastico erano presenti sette
scambi. Il plastico venne smontato nel 1962 e tutto il materiale inscatolato,
trasferito in altra sede ed episodicamente, tirato fuori, montato e smontato
e di nuovo imballato (sempre con cura!).
Intorno al 1984-85
(dopo un lungo oblio) ho resuscitato il “trenino” dell’infanzia per far giocare
mia figlia bambina. Con orrore
(nonostante la cura con cui avevo confezionato il materiale) ho scoperto che,
dei sette scambi, solo due risultavano funzionanti (di
cui uno solo intatto!). Il blocco
centrale* dei deviatoi, realizzato in lega (ZAMA), si era deformato ed in parte sbriciolato, rendendo gli scambi inutilizzabili (vedi
fig. 2 e fig. 3). *Nota: negli
scambi Rivarossi le “Zampe di lepre” ed il “Cuore” dello scambio sono
realizzati in un singolo pezzo ottenuto in pressofusione
di una lega di zinco-alluminio-magnesio (ZAMA): per semplicità chiameremo
questo pezzo “blocco centrale”. Sono subito andato
ad acquistare scambi nuovi ma sono rimasto deluso dalla
qualità dei più moderni (mod. 3323 –3324): ho deciso quindi di tentare di recuperare quelli
in mio possesso. ________________________________________________________________________________________ ---------------------------------- DOCUMENTAZIONE -------------------------------------- Prima di
iniziare il restauro studiamo il funzionamento elettromeccanico degli scambi SD
120 – SS 120
------------------------------------------------------- paragrafo
1:
------------------------------------------------------------ FUNZIONAMENTO ELETTROMECCANICO DELLO SCAMBIO Facendo passare una
tensione di 15 Volt in una delle due bobine, si genera un campo magnetico che
attira il traferro mobile che
scorre all’interno della bobina stessa. Il traferro è
composto da una barretta di metallo ferroso di la prima (fessura del deviatoio), è inclinata di circa 40° rispetto
all’asse longitudinale ed in essa si inserisce un perno collegato ad una leva con all’estremità un filo di
acciaio piegato a U (che ho chiamato molletta
per la sua elasticità). La molletta si
aggancia al tirante del deviatoio
che viene movimentata nei due sensi, a seconda della bobina
attivata. In altre parole,
il movimento longitudinale del traferro si trasforma in movimento laterale del
deviatoio collegato al tirante con un ribattino. La fessura della marmotta è invece
una tacca, trasversale al traferro, nella quale si inserisce
un altro perno solidale ad una piccola leva.
Nel fulcro di questa è bloccata la marmotta stessa che fuoriesce al di sopra della scatola
del meccanismo e ruota di 90° a seconda della bobina attivata. È importante osservare che, in mancanza
di collegamenti elettrici, lo scambio si può manovrare solo ruotando
manualmente la marmotta.
-------------------------------------------------- paragrafo 2:
----------------------------------------------- SCHEMA ELETTRICO E COLLEGAMENTI DEGLI SCAMBI SD 120 /SS 120 e 3307 /
3308
All’interno della scatola le bobine hanno un polo collegato in comune e
saldato al filo bruno, che
fuoriesce all’esterno della scatola e che corrisponde sempre allo spinotto centrale
delle spine tripolari Rivarossi e alla boccola centrale dei telecomandi Pb1
(anno 1957-…) e cod. 4201 (anno 1965-…).
Alle estremità libere delle bobine sono saldati i fili verde e rosso che, collegati alle boccole di ugual colore del
dispositivo Pb 1 (4201), vengono alternativamente alimentati, mediante i
pulsanti P1 e P2 , permettendo i movimenti dello
scambio.
Il filo bruno praticamente attraversa il
dispositivo Pb1 e viene collegato direttamente all’alimentatore senza nessuna
interruzione (vedi fig .6). I fili rosso e verde sono isolati dai
pulsanti P1 e P2 e alternativamente possono
essere alimentati attraverso il filo giallo.
L’alimentatore è composto da un semplice trasformatore
che deve erogare 15 Volt in corrente alternata
Nella fig. 7 sono evidenziate le tre
boccole (contatti elettrici) a cui vanno saldati i fili del cavetto
tripolare: (guardando la foto) verde a sinistra, bruno al centro e rosso a
destra. Nota: gli scambi 3307 e 3308 hanno un
filo in più, con spinotto grande (colore giallo); questo cavetto serve per
alimentare la marmotta che in questi scambi è illuminata.
Questo ulteriore cavetto va collegato alla
boccola gialla dell’alimentatore a 15 Volt. (l’altro
polo della luce della marmotta è collegato al filo bruno all’interno della
scatola).
------------------------------------------ Paragrafo 3: --------------------------------------------- COMMUTAZIONE DI POLARITÁ DEL BLOCCO CENTRALE SS 120 – SD 120
Un problema
che si presenta frequentemente sugli scambi SS/SD 120, dopo un lungo uso, è
l’interruzione della tensione sul blocco centrale, causata dal deterioramento
del sistema di commutazione (piuttosto rozzo) che in effetti Rivarossi modificò
nei modelli successivi. Vediamo come
funziona questo sistema.
L’elemento mobile del deviatoio*
è incernierato al blocco centrale
ed ambedue sono isolati elettricamente dalle altre rotaie. Al disotto del tirante è presente una sottilissima lamina di acciaio, (vedi fig. 5 e fig. 8) bloccata da un
ribattino.
La suddetta lamina, segue i movimenti del tirante e si va ad incastrare
nelle barrette metalliche che, sotto le traversine, ancorano le rotaie. A seconda della
posizione dell’elemento mobile, la
lamina si collega elettricamente o alla rotaia dritta di sinistra o a quella
curva di destra assumendone la polarità. * Nota: con questo termine ho definito l’insieme degli
“Aghi” che nello scambio Rivarossi sono collegati
con
una traversa metallica del tirante e
della lamina d’acciaio.
La lamina d’acciaio, nella fig. 8, è stata evidenziata in colore
azzurro; le frecce rosse indicano gli spostamenti del deviatoio ed i cerchi
gialli individuano i punti di contatto che permettono la commutazione
dell’alimentazione del blocco centrale.
Occorre notare che la corrente, per giungere al blocco centrale,
attraversa: rotaia / barretta-reggi-rotaia / lamina
d’acciaio / ribattino / elemento mobile / cerniera / blocco centrale. La sequenza dei collegamenti entra in crisi
con un po’ di polvere o di ruggine (senza contare le deformazioni della zama).
Nonostante quanto detto l’esemplare della fig.
1 funziona ancora perfettamente dopo 53 anni! _________________________________________________________________________________________ PRIMI TENTATIVI DI RESTAURO FUNZIONALE
I primi esperimenti li ho compiuti su quegli
scambi che presentavano un degrado della zama più contenuto: nell’esemplare
della foto (fig. 9) il blocco centrale non si era deformato in modo
irreparabile ma si erano frantumati solo i
4 braccetti rivettati alle traversine.
Ho eliminato i resti dei rivetti dalle traversine, limato via i monconi
ed ho separato il blocco dall’elemento mobile togliendo il rivetto che li
incernierava; ho scartavetrato la parte inferiore del blocco, ormai separato
dallo scambio, per spianarne la superficie; ho asportato con uno spazzolino
metallico le parti frammentate poi ho lavato e
asciugato il pezzo.
Ho quindi riempito le micro-crepe con un collante epossidico
bicomponente (si trova nei negozi di ferramenta e a
seconda della ditta produttrice, è definito Acciaio Liquido o Acciaio Rapido,
le confezioni contengono sempre due tubetti della stessa grandezza ma di colore
diverso; è molto resistente e può essere usato per stuccare parti metalliche. Una volta solidificato assume un colore grigio-metallico e
si può lavorare con lime e carta vetrata).
Ho incollato con la stessa resina il blocco di zama alle traversine
controllando il giusto posizionamento con l’aiuto di
un calibro e di una mascherina, in carta da lucido, che avevo predisposto,
ricalcando uno scambio intatto (vedi fig. 18).
Come si nota nella fig. 9 ho abbondato con la
resina in modo da circondare la zama con un letto di collante.
Attenzione! Ricordatevi che il blocco non deve essere in contatto
elettrico con il binario quindi, quando lo incollate lasciate un mm. di
vuoto tra il blocco e le altre rotaie.
Sebbene la resina solidifichi in pochi minuti,
ho aspettato 24 ore, per verificare il comportamento della zama e la solidità
dell’incollaggio.
Soddisfatto dalle verifiche, ho ripristinato la cerniera con l’elemento
mobile del deviatoio e con lime e carta smeriglio, ho cercato di pareggiare la
superficie delle rotaie del blocco centrale con le altre.
Verificato il funzionamento dello scambio col passaggio di treni, mi
sono dedicato alla parte estetica pareggiando l’eccesso di resina con limette e
carta vetrata. Per ultimo smalto nero-opaco e pennellino hanno
mascherato gli eccessi dell’intervento (vedi fig. 10). _________________________________________________________________________________________ RIPRISTINO DEL COMMUTATORE DI POLARITÁ DEL BLOCCO CENTRALE
Purtroppo, una volta montato lo scambio sul
plastico, ho costatato che spesso le locomotive (soprattutto le più piccole e
leggere) si fermavano sul blocco centrale per mancanza di alimentazione,
causata dal commutatore di polarità,
ormai inaffidabile per l’usura della lamella d’acciaio ( vedi paragrafo 3) e degli elementi mobili del deviatoio allentati.
Copiando il sistema di commutazione
degli scambi di nuova generazione (Rivarossi mod. 3323 –3324) ho realizzato un primo prototipo, poi riprodotto, con modifiche,
su tutti gli scambi, successivamente, ripristinati
(vedi foto 11 -11bis e 13, 14, 15, 16) COSTRUZIONE DEL COMMUTATORE
Fig. 13-14-15-16: Alcuni esempi di commutatori ripristinati (nota: in alcuni
scambi la lamella d’acciaio originale aveva perso la sua efficacia solo da un
lato quindi sono intervenuto solo sul lato guasto). _________________________________________________________________________________________ RICOSTRUZIONE DEL BLOCCO CENTRALE NEL CASO DI IRRECUPERABILE DEGRADO DELLA ZAMA
Nello scambio di fig. 17 (SD 120) si vede chiaramente che il blocco si è
sbriciolato e quel poco che resta ha assunto la consistenza dell’argilla. Non
essendo possibile quindi tentare un restauro conservativo, l’unica alternativa al secchio
della spazzatura è il tentare di ricostruire ex novo il blocco con materiali alternativi.
Procedimento:
Sono state eliminati i 4 rivetti ancora presenti sulle
traversine, smontato il perno del binario mobile (col quale era incernierato al
blocco c.) e raddrizzate le parti deformate a causa dell’alterazione della
zama. Ovviamente è stata tolta la
scatola del meccanismo elettromagnetico che già non è presente nella foto di
Fig. 17 (Nota: per smontare la scatola basta svitare le due viti esterne.
Realizziamo una mascherina di riferimento, ricalcando, in carta da
lucido, il blocco centrale di uno scambio SS 120 non degradato (fig. 18). Con
l’aiuto della mascherina, ritagliamo la base del nuovo blocco, ricavandola da
una sottile
lamina di rame o di ottone (spessore di 3 o 4/10) ottenendo la forma, colorata
in giallo, nella fig. 19.
-
Nota
1: la nuova base è più larga
di 3-
-
Nota
2: al posto dei fori dei rivetti, si sono allungati i braccetti, ottenendo 4
linguelle che verranno introdotte nei fori delle
traversine e ripiegate per fermare il blocco. - Nota 3: se non abbiamo uno scambio SD 120 (sano), ricalchiamo uno scambio SS 120 e usiamo la mascherina, capovolta, in trasparenza (gli scambi SS e SD sono speculari).
Da un vecchio binario Rivarossi rotto, tagliamo con un seghetto, 4 pezzi
di rotaia e pieghiamoli
in base alla fig. 18, quindi saldiamoli a stagno sulla base
appena realizzata controllando con un calibro l’esatta collocazione delle
parti.
Ancorato il blocco alle traversine con le linguelle dei braccetti,
controlliamo ancora una volta il rispetto dello scartamento e blocchiamo il
tutto con il collante bicomponente.
Quindi ricolleghiamo l’elemento mobile del deviatoio col blocco centrale
mediante un rivetto “lento” (non deve essere serrato!)
Ora occorre porre rimedio al fatto che il blocco realizzato si è
sollevato a causa dello spessore della lamina; si crea quindi un gradino con le
rotaie preesistenti. Possiamo agire in due modi:
1.
Solleviamo
con dei quadratini dello stesso lamierino utilizzato nel blocco, le rotaie
prospicienti, inserendoli tra rotaia e traversina.
2.
Limiamo
la superficie delle rotaie troppo alte, almeno dove si è creato il gradino, con
una lima piatta e carta smeriglio.
Rimontiamo la scatola del
meccanismo, facendo attenzione alla molletta che deve ancorare
il perno del tirante del deviatoio
(vedi fig. 5) e concludiamo con qualche ritocco estetico, mascherando con smalto
nero-opaco gli interventi antiestetici. Fig. 20 UNO
SCAMBIO SD 120 RINNOVATO
Possiamo finalmente reinserire lo
scambio risanato nel nostro plastico d’epoca.
_________________________________________________________________________________________ CONSIDERAZIONI FINALI Perché
ostinarsi a riparare 4-5 scambi “scassati” e vecchi di 50 anni anziché utilizzare
scambi più moderni ed efficienti?.........
Gli scambi più “moderni ed
efficienti” compatibili col materiale di armamento
in mio possesso sono stati prodotti da Rivarossi a partire dal 1972 e sono
usciti di produzione intorno ai primi anni novanta, ovvero prima che Quindi
stiamo parlando degli scambi cod. 3324 e 3323.
Confrontiamoli con i vecchi SS 120 e SD 120: La prima differenza evidente è la
scatola del meccanismo elettromagnetico che nel 3323 è più ingombrante e
spostata al centro del binario dritto; inoltre il cavetto esce da un lato
diverso. 1) - Se si vuole sostituire un SD
120 inserito in un plastico completo e definito, col 3323, la sostituzione crea
problemi di ingombro e di collegamenti 2) -
Se si è scelto di creare un plastico tematico che vuole essere
coerente ad un’epoca specifica, la perdita dello scambio con la marmotta può alterare il progetto. 3) - Le traversine “modello” del 3323 sono di materiale,
forma e spessore diverso e quindi non si adattano molto bene ai vecchi binari
con le traversine in fibra. 4) - Gli aghi del
deviatoio del 3323 sono di lamierino leggero (li ritengo bruttissimi!) mentre
nel vecchio SD 120 sono rotaie rastremate come negli scambi veri. Non mi piacciono nemmeno le due grosse
viti all’ estremità della scatola. 5) - Sono
affezionato ai miei scambi di 50 anni
fa! 6) - Il cercare di
restaurare un oggetto “antico” e di riportarlo in efficienza è una sfida ed è
anche divertente. 7) - I succitati
scambi “più moderni” sono usciti di produzione da non
meno di 18 anni, quindi acquistarne una certa
quantità comincia ad essere problematico….e comunque costoso. 8) - …..Se non avessi restaurato gli scambi non avrei potuto
scrivere questo articolo (!)
________________________________________________________________________________________ Fonti:
1) Per la “Peste dello Zama” vedi l’articolo di Massimo Cecchetti
www.rivarossi-memory.it/Tecnica/Rivarossi_Zama.html
2) Per la corretta nomenclatura delle componenti
di uno scambio e altri suggerimenti, vedi: Riccardo Olivero
www.rotaie.it/New%20Pages/AutocostruzioneScambi.html
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