I Plastici originali di Rivarossi
(Testo e immagini di Massimo Cecchetti)
PLASTICO TRAMWAY
A partire dal 1962
Rivarossi lanciò sul mercato un nuovo prodotto, molto articolato: il "Tramway -
sistema Rivarossi" con lo scopo, non solo di integrare ulteriormente la
ferrovia, ma con la speranza di costituire una valida alternativa industriale al
treno. Per la verità Rivarossi aveva già prodotto, a partire dal 1950, un
sistema filoviario, denominato "Minobus", e dotato di un veicolo (Alfa Romeo
110AF), pali e filo aereo. Ma il nuovo sistema risultava molto più complesso per
la presenza di motrici, rimorchi (il famoso Edison a due assi), sezioni stradali
dritte e curve, scambi, incroci, pali e fili aerei. L'Azienda dedicò dunque al
nuovo lancio sul mercato due grandi plastici (...gli ultimi...), molto simili
tra loro, dal modesto circuito ferroviario (essenzialmente un anello), ma con
una straripante presenza del tram e di strade cittadine. Di notevoli dimensioni
(4,60x150 e 340x125) si avvalevano di binari di raddoppio, tronchini e scalo
merci (il più piccolo) e di piattaforma girevole con 3 rimesse e tronchini (il
più grande). Quest'ultimo era dotato anche di un anello di ritorno, soluzione
abbastanza rara in Rivarossi che aveva sempre promosso plastici senza questa
possibilità a causa della difficoltà nel circuito elettrico. I plastici comunque
erano costruiti con la ormai assodata eleganza rivarossiana e con dovizia di
edifici (il tram imponeva la presenza di una città abbastanza grande) e di
arredi urbani (Faller, Vollmer, Wiking, Preiser) in linea con il tema cittadino.
Nelle foto, tra il materiale rotabile a vapore, appaiono la 691 e la 851 ma
manca ancora la 685, il che fa datare i plastici tra il 1962 ed il 1964.
Rivarossi iniziava già la sua parabola discendente: il mancato adeguamento alla
corretta scala, l'isolamento che il sistema produceva, i costi sempre più alti
(anche se molto era preassemblato fuori dall'Azienda) ed il profilarsi
all'orizzonte di un temibile concorrente (Roco, con il suo e626) segnerà
l'inizio del definitivo declino della casa di Como. Quasi un addio questo tram,
un tram della nostalgia, un impossibile ritorno ai fasti del passato. Ci restano
comunque indelebili e struggenti ricordi di quel mondo dall'incerto confine tra
hobby, gioco e collezionismo. Grazie al coraggio imprenditoriale della proprietà
e dello staff direttivo, alla professionalità dei tecnici che produssero quei
modelli stupendi (compatibilmente con le tecnologie del tempo), a corrette
politiche commerciali, alla fedeltà della sua clientela il nome Rivarossi
suscita, ancora oggi, nel cuore degli appassionati e dei collezionisti (ma non
solo) un sentimento di rispetto ed ammirazione.
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