IL PLASTICO DEL CLUB FERMODELLISTICO BRESCIANO
di Massimo Cecchetti
contributo iconografico: Club Fermodellistico Bresciano, Quirino Marignetti
Sicuramente uno dei più belli e suggestivi plastici originali Rivarossi, oggi ancora ammirabile presso la sede del Club Fermodellistico Bresciano http://www.cfb-brescia.org/ che vi invitiamo a visitare e contattare. Il plastico, risalente alla fine degli anni '60 del secolo scorso, è tra gli ultimi sopravvissuti alle ingiurie del tempo ed è, seppure tra molte difficoltà, in fase di restauro. Restauro che, come immaginerete, non si presenta di facile realizzazione se lo si vuole contenere, come in questo caso, in un ambito filologicamente corretto. Le foto che qui presentiamo hanno subito un leggero intervento con programmi di fotoritocco. Opportuni filtri hanno restituito l'antica freschezza al verde del terreno, perduto, impolverato o virato nel tempo.
Ma veniamo al plastico. L'elementare tracciato si snoda su un semplice "doppio otto" che genera, sul lato sinistro ed in piena linea, una diramazione verso un ipotetico scalo industriale. Quest'ultimo era dotato dell'allora nuovo “scambio con incrocio” o inglese semplice (art. 3319), evidenziato in rosso sullo schema. Ciò permetteva una maggiore elasticità nelle manovre di smistamento e composizione, sfruttando al massimo lo spazio disponibile. Gli scambi in curva poi permettevano uno straordinario allungamento dei binari di stazione. La trovata scenografica consiste, però, nell'aver posto la grande stazione principale (Pergine naturalmente!), a quota 10,5 cm, lasciando quasi completamente oscurato in galleria il resto del circuito. I treni infatti, lasciando la FV ed imboccando le gallerie a dx e sx riappariranno solo nel breve tratto a vista che presenta lo svincolo verso lo scalo industriale. Come sempre in Rivarossi, equilibrio ed armonia ambientale hanno il sopravvento sulla mera esposizione di rotaie e scambi, ricreando quel delizioso aspetto paesaggistico italiano a noi così familiare.
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Una foto dal catalogo generale 1986 con il plastico ancora nel suo splendore operativo. Nel 4° binario si attesta una Gr 741 401 (art.1142 – 1978) con un carico merci. Erano passati quasi 10 anni dalla sua costruzione eppure il bellissimo impianto era ancora funzionale e rappresentativo dei prodotti aziendali. Nella foto è presente sul primo binario anche una quadrupla di Aln 668 nella sua versione più aggiornata con marmitte sull'imperiale.
Un angolo del plastico con i due scambi in curva, ben visibili all'uscita della galleria di destra. Il plastico appare ancora dentro la cassa in legno in cui era stato conservato fino al momento della presa in carico da parte del Club Fermodellistico Bresciano. I segni del tempo sono più che visibili specie nell'ossidazione dell'armamento. Ma tutto sommato i cuori in zama degli scambi hanno resistito e gli edifici avrebbero bisogno solo di una semplice spolverata e di qualche aggiustaggio.
Ancora uno scorcio del lato dx del plastico. Si nota, al centro dell'area collinare, la bellissima porta Faller (art B-921) che segna l'ingresso al piccolo borgo medioevale (B-923). Un autocarro militare sta per incrociare un carro trainato da cavalli in uscita dalla porta. I segnali SB2 sono ancora al loro posto per proteggere treni, passeggeri e ferrovieri, Preiser ovviamente. Il deposito locomotive (Vollmer – art. 5715 e 5717) fu scelto proprio per la sua attinenza allo stile italiano dell'edilizia ferroviaria prevalente. Sullo sfondo, ancora la cassa di protezione del plastico.
Il centro ottico ed operativo del plastico. Come sempre, Pergine fa bella mostra di sé mostrandosi in tutta la sua imponenza. Corretta anche la posizione del posto di blocco. Sui 4 binari di transito lo speciale elemento 3114, una intelligente via di mezzo tra l'attraversamento pedonale e l'accessorio per riportare sui binari ogni rotabile sviato. Sulla sfondo, dietro Pergine, la stazione ferroviaria “Lindental” (Faller B-99) qui usata come edificio civile e disposta lato fronte strada. Privata dei marciapiedi ha però ancora la piccola edicola, qui posta alla sua dx.
Il plastico appena ritornato alla luce. Fortunatamente la solida cassa ha protetto la struttura quasi integralmente. Il tempo, però, ha comunque ed inevitabilmente agito sul plastico: binari ossidati, impianto elettrico non più affidabile, colori sbiaditi, qualche edificio scoperchiato. Tutti danni rimediabili quasi con facilità ma una cosa non potrà mai più essere recuperata... la massicciata in spugna, praticamente polverizzata dal tempo e non più reperibile sul mercato.
Un ¾ dall'alto di Pergine con in transito un TEE mentre una Gr 940 impegna il terzo binario al traino di un piccolo merci. I tecnici RR, per completare al meglio il parco stazione, lo dotarono di ben due posti di blocco, ben visibili nella foto. Sui binari, guardando con attenzione, si scorgono ancora le scarpette isolanti rosse per i sezionamenti dei binari.
In questa bellissima complessiva del plastico si può notare come lo schema a “otto” sia praticamente irriconoscibile. Infatti, anche grazie alla doppia coppia di scambi in curva, il piano di stazione occupa quasi totalmente l'intera superficie del tavolo, lasciando in vista solo un piccolo tratto di linea a doppio binario e l'accesso all'area industriale. Anche la posizione obliqua del piano stazione favorisce il massimo sfruttamento dello spazio per i quattro binari di stazione. Delizioso anche il piccolo borgo medievale, che sembra più una meta turistica, collegata alla stazione ferroviaria da una bella strada, più che un piccolo borgo operoso.
Un primo piano di una ABL che sta per imboccare la doppia galleria passando sotto al ponte autostradale. Sullo sfondo, tra gli alberi, la splendida segheria Faller, art. 230, con motorizzazione delle pale del mulino e della sega verticale. Sulle pareti “in pietra” (i famosissimi cartoncini Faller, stampati e goffrati) sono evidenti i segni del tempo: in questo caso l'umidità è riuscita a deformare e quasi a strappare le superfici in cartone della grande muraglia.
Pergine ripresa dallo scalo industriale. In primo piano “edificio industriale” Vollmer - art. 5110 - che assieme al “fabbricato secondario” - art. 5114 – costituivano uno dei tanti gioielli della produzione Vollmer. Erano componibili tra loro e potevano offrire una infinita varietà di soluzioni. Il loro aspetto, decisamente teutonico, influisce notevolmente sulla coerenza estetica del plastico, ma potrebbe anche voler configurare un ambiente italiano di fine '800.
Un bellissimo primopiano della FV e delle due entrate in galleria, splendidamente realizzate. Nella foto si notano sgradevoli riflessi dovuti ai pannelli trasparenti messi dal GFB a protezione del plastico, tuttavia ciò non altera assolutamente la leggibilità della bellissima geometria del tracciato ferroviario che si innesta, con dolce equilibrio, nel paesaggio.
Un campolungo della foto precedente. L'armonia quasi idilliaca del paesaggio nobilita il ruolo ludico del plastico, configurando un territorio sereno ed operoso. Di fronte all'edificio industriale Vollmer, in prossimità dello scambio con incrocio, si trova il perimetro di un altro edificio, probabilmente perduto, e che ipotizzo potesse essere l'art. 5112 “capannone industriale” che componeva, appunto, la triade Vollmer “fine '800”. Ugualmente mancante ma ben identificata (e facilmente reperibile...) la torre dell'acqua RR, all'uscita della FV verso la galleria di sx.
Una vista aerea del borgo medioevale. Si tratta di scatole Faller, vendute nelle composizioni rappresentate sul plastico, un ulteriore segno della funzione promozionale e commerciali dei plastici Rivarossi. Sulla sx, in basso, la rimessa locomotive Vollmer con la sua “prolunga”, anche questo un utile accessorio della casa tedesca. |
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