Una
storia piccola ma complessa, per questo plastico. Ebbe origine dal
regalo dei genitori dell'autore, allora quattordicenne, che nel
1983, gli donarono quasi tutto l'occorrente per la sua costruzione.
Oltre all'armamento furono acquistati: Pergine, due passaggi a
livello automatici, il serbatoio d'acqua, i gabinetti e la rimessa
attrezzi, due scali merce, i terminali per tronchini, il posto di
blocco, vari metri di staccionata nonché la famosa massicciata in
spugna.
Volutamente virata al BN questa
complessiva del plastico Bonelli richiama immediatamente
i plastici originali Rivarossi. L'ordinato equilibrio
della varie aree , ferroviarie e cittadine, la discreta
presenza delle superfici montagnose a copertura delle
curve, l'armonioso dosaggio delle altimetrie del
percorso, il tram cittadino che anima e vivacizza il
centro del plastico, lo rendono un degno erede dei
plastici originali Rivarossi. |
A
proposito di massicciata ... questo utilissimo accessorio, valido
anche per la sua qualità fonoassorbente svilupperà nel tempo la
malaugurata particolarità di sbriciolarsi (come dal resto molte
culle dei modelli, nelle storiche scatole di plastica) rendendo
quasi tutti i plastici RR mutilati di un accessorio particolarmente
caratteristico del sistema rivarossi. Ma negli anni '60 tutto ciò
non si sapeva, un po' come era successo, anni prima, con la peste
dello zama e così furono prodotti chilometri di massicciata,
destinata a sbriciolarsi e nella più completa buonafede del
produttore...
L'ingenuo
schizzo, tracciato a mano libera dall'autore, non ci fa
perdere la chiara comprensione del tracciato.
Interessante il raddoppio oscurato in galleria,
utilissimo per sorprendere osservatori ed amici e la
quasi totale copertura dei tratti in curva. Un tocco di
realismo in più al sistema rivarossi. |
A
plastico quasi ultimato l'autore si rese conto, però, come il
tracciato, ispirato dal Manuale dei tracciati del 1971, fosse
particolarmente spoglio nella zona centrale e provvide di dotarlo
anche dei deliziosi tracciati stradali del Tramway Rivarossi, oltre
ad un consistente apporto di edifici cittadini.
Deliziosa ripresa della stazione di montagna servita da
una FV Faller e dal forse troppo generoso scalo merci.
Mancano le conifere Faller (che ritroveremo però in
un'altra ripresa fotografica) ma in compenso sono i
cespugli in lichene a riportarci indietro nel tempo.
Delizioso il tronchino di servizio per le piccole
manovre di stazione a cui l'autore si ripromette di
sostituire il terminale con il classico Rivarossi.
L'abbassamento del piano stradale ad un livello
inferiore ai binari ha reso possibile il notevole
effetto di altezza della stazione a monte senza per
questo intervenire su esasperate livellette e
sull'affaticamento delle motrici. |
Nel
1997 il plastico era ultimato e Alessandro Bonelli decise di esporlo
ad una manifestazione fieristica a Reggio Emilia... ma fu lì che
venne definito, da fermodellisti di decisamente ristrette vedute, il
“plastico dei Puffi”. Alessandro ci rimase naturalmente male ma,
orgoglioso delle sue scelte, del suo lavoro e della sua appartenenza
al mondo rivarossiano, non demorse e continuò a costruire plastici
nello stile rivarossiano.
Se
non fosse per il colore, l'immagine sembrerebbe tratta
dal retro copertina di un HOrivarossi. Il delizioso
passaggio a livello fa ancora la sua figura e porta
splendidamente i suoi più di 50 anni (e potrebbe
integrarsi ancora con edifici in perfetta scala HO). Il
terminale del tronchino, coperto di sterpaglie, fa da
protezione a un forse troppo piccolo binario di ricovero
ma la sua lunghezza è stata condizionata dal rialzato
stradale del passaggio a livello. |
Nel
2002, per esigenze imprescindibili, il plastico fu smantellato
mettendo però in salvo praticamente tutto il prezioso materiale che
lo costituiva. Sette anni dopo, spinto come noi tutti, a voler
rivedere correre i piccoli treni Rivarossi, Alessandro decise di
riaprire le vecchie scatole e ricostruire un plastico tutto nuovo,
abbastanza grande questa volta (mt 3,10x1,40) ma che rispecchiasse
perfettamente la gioiosa atmosfera rivarossiana.
Difficile resistere alla tentazione di non virare in BN
anche questa foto. Il primo piano del passaggio a
livello rende merito ai progettisti di Como: il
deposito di ghiaia copre la stessa superficie del
casello, qualora per esigenze pratiche, lo si volesse
invertire e consentì ai tecnici di realizzare, con un
unico stampo, due accessi stradali diversi. |
Le
foto che vi mostriamo, più che le mie parole, descrivono
perfettamente, la “sana atmosfera Rivarossi”, presente ovunque e
ricostruita quasi istintivamente. Gli edifici sono, come ovvio, di
Faller e Vollmer, l'impianto elettrico è analogico, i treni corrono
in automatismo gestito da relais con l'unica eccezione dell'uso di
reed elettronici in sostituzione dei vecchi binari con pedale di
contatto.
Gran viale della stazione con la FV sopraelevata
rispetto al piano stradale. Oltre a risolvere un
problema di livellette per i treni che, senza tanti
sforzi, passeranno sopra la linea aerea del tram, ha
reso straordinariamente dinamico il paesaggio. Due belle
conifere (le care vecchie componibili di Faller!)
riportano alla memoria gli strepitosi (per Rivarossi)
anni '60. Il tram Rivarossi, immerso nel traffico
cittadino, appare ancora affascinante e perfettamente
inserito nello stile del plastico. |
Sempre affascinante Pergine, volumetricamente perfetta
anche per la scala 1/87. Ma anche il segnale luminoso,
decisamente fuori misura, in un contesto prettamente
rivarossiano, non sfigura, pur sorpassando, con la sua
vela, la catenaria. Da notare le “scarpette rosse”
isolanti, uno dei tanti modi proposti dal “sistema
rivarossi” per aiutare e semplificare il lavoro al
fermodellista. |
Ancora una volta il sempre poco sfruttato “tramway”
Rivarossi merita la propria fama. Le due carreggiate,
con al centro il binario affogato nell'asfalto,
descrivono perfettamente una grande via cittadina
contornata da alti e moderni palazzi. Dal 1963, anno
del suo lancio sul mercato, fino al 1978, anno
dell'uscita di produzione, Rivarossi non si stancò mai
di proporlo come naturale complemento della sua
produzione ferroviaria. |
In
sintesi dunque una straboccante simpatia per il caro, vecchio,
collaudato “sistema Rivarossi” che non voleva dimenticare nessuno,
dai piccoli neofiti fino ai fermodellisti più incalliti. |