RRagazzi RRivarossi - PLASTICO BONELLI

STORIA DI UN PLASTICO VINTAGE RIVAROSSI

di Alessandro Bonelli

commento, su traccia dell'autore, di Massimo Cecchetti

 

Una storia piccola ma complessa, per questo plastico.  Ebbe origine dal regalo dei genitori dell'autore, allora quattordicenne, che nel 1983, gli donarono quasi tutto l'occorrente per la sua costruzione. Oltre all'armamento furono acquistati:  Pergine, due passaggi a livello automatici, il serbatoio d'acqua, i gabinetti e la rimessa attrezzi, due scali merce, i terminali per tronchini, il posto di blocco, vari metri di staccionata nonché la famosa massicciata in spugna.

Volutamente virata al BN questa complessiva del plastico Bonelli richiama immediatamente i plastici originali Rivarossi.  L'ordinato equilibrio della varie aree , ferroviarie e cittadine, la discreta presenza delle superfici montagnose a copertura delle curve, l'armonioso dosaggio delle altimetrie del percorso, il tram cittadino che anima e vivacizza il centro del plastico, lo rendono un degno erede dei plastici originali Rivarossi.

 

A proposito di massicciata ... questo utilissimo accessorio, valido anche per la sua qualità fonoassorbente svilupperà nel tempo la malaugurata particolarità di sbriciolarsi (come dal resto molte culle dei modelli, nelle storiche scatole di plastica) rendendo quasi tutti i plastici RR mutilati di un accessorio particolarmente caratteristico del sistema rivarossi.  Ma negli anni '60 tutto ciò non si sapeva, un po' come era successo, anni prima, con la peste dello zama e così furono prodotti chilometri di massicciata, destinata a sbriciolarsi e nella più completa buonafede del produttore...

L'ingenuo schizzo, tracciato a mano libera dall'autore, non ci fa perdere la chiara comprensione del tracciato.  Interessante il raddoppio oscurato in galleria, utilissimo per sorprendere osservatori ed amici e la quasi totale copertura dei tratti in curva. Un tocco di realismo in più al sistema rivarossi.

A plastico quasi ultimato l'autore si rese conto, però, come il tracciato, ispirato dal Manuale dei tracciati del 1971, fosse particolarmente spoglio nella zona centrale e provvide di dotarlo anche dei deliziosi  tracciati stradali del Tramway Rivarossi, oltre ad un consistente apporto di edifici cittadini.

Deliziosa ripresa della stazione di montagna servita da una FV Faller e dal forse troppo generoso scalo merci.  Mancano le conifere Faller (che ritroveremo però in un'altra ripresa fotografica) ma in compenso sono i cespugli in lichene a riportarci indietro nel tempo. Delizioso il tronchino di servizio per le piccole manovre di stazione a cui l'autore si ripromette di sostituire il terminale con il classico Rivarossi.  L'abbassamento del piano stradale ad un livello inferiore ai binari ha reso possibile il notevole effetto di altezza della stazione a monte senza per questo intervenire su esasperate livellette e sull'affaticamento delle motrici.

Nel 1997 il plastico era ultimato e Alessandro Bonelli decise di esporlo ad una manifestazione fieristica a Reggio Emilia... ma fu lì che venne definito, da fermodellisti di decisamente ristrette vedute, il “plastico dei Puffi”.  Alessandro ci rimase naturalmente male ma, orgoglioso delle sue scelte, del suo lavoro e della sua appartenenza al mondo rivarossiano, non demorse e continuò a costruire plastici nello stile rivarossiano.

 

Se non fosse per il colore, l'immagine sembrerebbe tratta dal retro copertina di un HOrivarossi.  Il delizioso passaggio a livello fa ancora la sua figura e porta splendidamente i suoi più di 50 anni (e potrebbe integrarsi ancora con edifici in perfetta scala HO). Il terminale del tronchino, coperto di sterpaglie, fa da protezione a un forse troppo piccolo binario di ricovero ma la sua lunghezza è stata condizionata dal rialzato stradale del passaggio a livello.

 

Nel 2002, per esigenze imprescindibili, il plastico fu smantellato mettendo però in salvo praticamente tutto il prezioso materiale che lo costituiva.  Sette anni dopo, spinto come noi tutti, a voler rivedere correre i piccoli treni Rivarossi, Alessandro decise di riaprire le vecchie scatole e ricostruire un plastico tutto nuovo, abbastanza grande questa volta (mt 3,10x1,40) ma che rispecchiasse perfettamente la gioiosa atmosfera rivarossiana.

Difficile resistere alla tentazione di non virare in BN anche questa foto. Il primo piano del passaggio a livello rende merito ai progettisti di Como:  il deposito di ghiaia copre la stessa superficie del casello, qualora per esigenze pratiche, lo si volesse invertire e consentì ai tecnici di realizzare, con un unico stampo, due accessi stradali diversi.

Le foto che vi mostriamo, più che le mie parole, descrivono perfettamente, la “sana atmosfera Rivarossi”, presente ovunque e ricostruita quasi istintivamente.  Gli edifici sono, come ovvio, di Faller e Vollmer, l'impianto elettrico è analogico, i treni corrono in automatismo gestito da relais con l'unica eccezione dell'uso di reed elettronici in sostituzione dei vecchi binari con pedale di contatto.

Gran viale della stazione con la FV sopraelevata rispetto al piano stradale. Oltre a risolvere un problema di livellette per i treni che, senza tanti sforzi, passeranno sopra la linea aerea del tram, ha reso straordinariamente dinamico il paesaggio. Due belle conifere (le care vecchie componibili di Faller!) riportano alla memoria gli strepitosi (per Rivarossi) anni '60. Il tram Rivarossi, immerso nel traffico cittadino, appare ancora affascinante e perfettamente inserito nello stile del plastico.

 

Sempre affascinante Pergine, volumetricamente perfetta anche per la scala 1/87.  Ma anche il segnale luminoso, decisamente fuori misura, in un contesto prettamente rivarossiano, non sfigura, pur sorpassando, con la sua vela, la catenaria. Da notare le “scarpette rosse” isolanti, uno dei tanti modi proposti dal “sistema rivarossi” per aiutare e semplificare il lavoro al fermodellista.

 

Ancora una volta il sempre poco sfruttato “tramway” Rivarossi merita la propria fama. Le due carreggiate, con al centro il binario affogato nell'asfalto, descrivono perfettamente una grande via cittadina contornata da alti e moderni palazzi.  Dal 1963, anno del suo lancio sul mercato, fino al 1978, anno dell'uscita di produzione, Rivarossi non si stancò mai di proporlo come naturale complemento della sua produzione ferroviaria.

In sintesi dunque una straboccante simpatia per il caro, vecchio, collaudato “sistema Rivarossi” che non voleva dimenticare nessuno, dai piccoli neofiti fino ai fermodellisti più incalliti.

 

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