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 PLASTICO PATRIZIO CHITI

 

di Massimo Cecchetti – su traccia e foto dell'Autore

 Il bel plastico di Patrizio Chiti ci riserva, ad una prima sommaria osservazione delle foto, una sorpresa: sul tracciato, abbastanza complesso, corre indifferentemente materiale rotabile europeo ed americano. Eticamente l'anomalia pregiudicherebbe una corretta  riproduzione dell'ambiente edilizio, paesaggistico e dei rotabili. Ma chi vi scrive, cresciuto nel mondo Rivarossi degli anni '50/60, non può dimenticare le foto pubblicate da H0rivarossi ai suoi esordi, dove tale anomalia era frequentissimamente attuata e men che meno criticata dalla Redazione di Como. In tempi dove i cataloghi RR presentavano ambedue le corpose produzioni, Alessandro Rossi si guardava bene dal sottolineare  l'incongruenza, ben consapevole che ciò avrebbe influito negativamente perlomeno sulle vendite.

 

 

 

 In questa foto (H0rivarossi n.1, aprile 1954), appaiono una A FM/R ed una AN 1/R sul piazzale del plastico del fermodellista Sig. E. Lama di Bologna. Le motrici viaggiano addirittura sul binario RD 1000 (1946-53). Tutto a sx si indovina anche la cabina di una dockside B&O. E' evidente che la passione fermodellistica dell'autore non si fermava davanti all'incongruenza; la voglia di trenino era tanta ed i modelli Rivarossi così belli!

 

 :  Anche in questa foto (H0rivarossi, ottobre 1959), ben 5 anni dopo la foto precedente, il connubio italo/americano appare disinvoltamente nella sezione “Flash” della Rivista.  Il commento di Rossi ad ambedue le foto non riguardava minimamente l'illogica presenza dei due convogli ma l'analisi e l'osservazione del plastico e dei modelli fotografati. In quegli anni la passione di possedere un bel modello era prevalente sulla coerenza filologica del plastico. Ed in più: perché astenersi dall'acquistare modelli desiderati, ammirati e di pregio? L'impianto si trasformava così in un plastico da “parata”. E poco importava se la grossa locomotiva americana impegnava anche il primo binario di una stazioncina decisamente tedesca. Il bello era veder muovere i biellismi della locomotiva al traino, questa volta sì, di un autentico convoglio merci americano. (Plastico Battistella – Trieste).

 

 

Una complessiva a colori del plastico (m 2,40x1,70).   Il tracciato dei binari impegna quasi totalmente lo spazio disponibile, configurandolo in un plastico “passerella” (come desiderato dal Papà dell'autore) più che in una ricostruzione specifica di paesaggio, epoca o nazionalità. Il plastico è ingegnosamente diviso in due livelli, raccordati tra loro da due rampe Come si può notare il plastico si presta anche a qualche incursione Lima e Roco.  Molto interessante anche il quadro comandi dotato, oltre che della consueta componentistica elettrica, di scatole di comando Pb1, Pb2 e del  relais 4206. Sul tracciato possono viaggiare 3 treni contemporaneamente ma esiste anche la possibilità di separare i due tracciati, superiore ed inferiore, ed agire così indipendentemente uno dall'altro.

 

 

 

Il disegno di mano dell'autore del tracciato inferiore del plastico. La parte superiore, come si potrà dedurre dalle foto, è invece costituita da un semplice doppio ovale con un binario di raddoppio, alcuni scambi di raccordo e dalle rampe di accesso al piano inferiore. Il funzionamento di tutto l'impianto è analogico.

 

 

 

Un primo piano tutto Rivarossi con soggetto la splendida Gr 685 410, unico prototipo di locomotiva a turbina delle FS.     Il modello, motorizzato nel tender, fu prodotto a Como a partire dal 1984 (art. 1154). Molto bello anche il carico trainato, di cui ognuno di noi identificherà con facilità i modelli. Di fianco al convoglio, sul primo binario della FV, un convoglio di carri cisterna americani...

 

 

 

Non finiremo mai di ammirare la splendida Mallet 4-8-8-4, Big Boy, uno dei capolavori di Rivarossi, prodotta a partire dal 1967 (art. 1254). La locomotiva sta per affrontare la rampa che la porterà al piano superiore del plastico in un ambiente paesaggistico che il papà dell'autore preferiva il più asettico possibile per permettere la frammistione tra materiale rotabile europeo ed americano. Patrizio invece preferiva un ambiente paesaggistico più naturale ed armonioso. Lasciamo a voi il giudizio finale considerando comunque la grande passione che ha coinvolto i due fermodellisti.

Nella foto anche due convogli di carri cisterna, in attesa presso lo scalo merci, sul lato destro della stazione principale e un semaforo di blocco Sb2 (5002) a protezione della sua tratta.

 

 

Bellissima inquadratura aerea della stazione principale. Una coppia di 668, in sosta su un tronchino, attende il turno per attestarsi sul primo binario ed iniziare il servizio. Splendidi i 4 rettilinei che consentono la formazione ed il transito di convogli anche di notevole composizione. Le 668 Rivarossi (art. 1774) entrarono in produzione nel 1964 e rimasero in servizio “attivo” per 25 anni. Finirono infatti la loro carriera (anche nelle scatole TreH0bby) all'inizio degli anni '90.

 

 

Ancora una ripresa aerea del lato sinistro del plastico. Questa volta sono inquadrate tre rimesse Lima. Modelli decisamente imponenti ed in grado di ospitare anche due motrici ciascuna. Un quarto tronchino è dedicato ad uno scalo merci.  Tutto sulla sinistra, di fronte alla FV Dubino, una Gr 835 Rivarossi sta affrontando la rampa che la porterà al tracciato superiore. Da notare, a fianco della prima, anche la seconda rampa che impegna il grande ponte ad arcate a traliccio e il ponte con piloni in pietra, ambedue di provenienza Faller. Anche questa seconda rampa funge da collegamento tra il circuito inferiore e superiore.

 

 

Patrizio Chiti è riuscito ad arricchire il plastico anche con un buon intervento paesaggistico, senza peraltro sminuire l'intento principale di Papà Chiti di dedicare l'impianto alla sola corsa ed esposizioni dei treni. Quasi tutti gli edifici provengono da plastici precedenti e quasi nulla è stato acquistato per questo impianto. L'impronta del villaggio è comunque decisamente europea.

 

 

Delizioso angolino FNM di Rivarossi, in sosta alla stazione di montagna.   L'impronta tecnico/artistica di Alessandro Rossi aveva dato impulso alla realizzazione di un piccolo parco di rotabili della compagnia milanese. Oltre alla primissima produzione, nel 1958, delle storiche carrozzette a due assi  (V351 e V651) due anni dopo si aggiunse la locomotiva 270-02 “Castano” e la carrozza a due assi V501.  Nel 1961 il parco fu arricchito con la carrozza mista bagagliaio CD601 (2504). E finalmente nel 1962 il carro merci chiuso E251 con portelloni apribili e architettura ottocentesca della sale, appositamente realizzata.  Ad analizzare date e progettazioni ci appare una notevole e determinata programmazione industriale finalizzata a dotare i fermodellisti italiani anche di un parco ferroviario storico.

 

 

Nobile e solitario il 428 226 “Pirata” si accinge a raggiungere il suo convoglio per treni navetta. La livrea MDVC, i carrelli Ap 1110, i pantografi tipo 32, l'imperiale grigio antracite contraddistinguono l'ultima variante della nutrita serie di questa locomotive. Sugli altri binari un convoglio merci Rivarossi ed una 668 in sosta su un tronchino.

 

Ed infine gustiamoci quello che non è potuto finire sul plastico: materiale storico Rivarossi, edifici Modital (1947-1959) e Rivarossi (dal 1960) modelli di motrici Rivarossi, Lima e Bachmann, accessori e arredi.  Un ben di dio non da poco ma fortunatamente conservato con cura ed attenzione.

 

 

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