GALEP...GALLEPPINI! di Massimo Cecchetti
I RRagazzi RRivarossi sono sempre stati un po' speciali, per lo sviscerato amore per i piccoli treni, il loro ambiente e la voglia di riprodurlo in scala. Ma qualcuno di loro (anzi di "noi") si è contraddistinto in un modo ancora più speciale. E' il caso del grande fumettista Aurelio Galleppini (Casale di Pari, 28 agosto 1917) che con lo pseudonimo di Galep creò il personaggio di Tex Willer, edito dalla Sergio Bonelli Editore, uno tra i più leggendari personaggi del fumetto italiano. L'indimenticabile cowboy, che ha accompagnato moltissimi di noi nella giovinezza e spesso anche nella maturità, nasce nel 1948 dalla matita di Aurelio Galleppini e si sviluppa, quasi ininterrottamente, con le sceneggiature di Gian Luigi Bonelli, per quasi 50 anni. Aurelio Galleppini visse la maggior parte della sua vita artistica quasi in simbiosi con il suo personaggio, continuando a disegnarlo anche quando le dimensioni della pubblicazione richiesero il supporto di altri disegnatori. Solo la morte (Chiavari, 10 Marzo 1994) riuscì ad interrompere questo unico e straordinario rapporto tra il disegnatore ed il suo personaggio.(le notizie e la foto sottostante ci pervengono dall'intervista nello speciale dedicato a Galep dalla rivista "Il Fumetto").
In questa sede però noi vogliamo conoscere ed ammirare solo l'hobby di Galleppini: il fermodellismo. Aurelio era approdato al modellismo ferroviario dopo la nascita di un figlio ma probabilmente era già latente in lui in anni antecedenti. Vi si dedicò con passione, intelligenza e creatività, impegnandosi anche a pubblicare, fornendo foto e disegni, le sue realizzazioni presso la rivista H0rr da cui abbiamo tratto il materiale iconografico che segue.
Aurelio Galleppini davanti ad uno dei suoi plastici, sicuramente il più recente tra quelli presentati in questa sezione. Dal materiale rotabile fotografato si può ritenere che la foto sia stata scattata a partire dal 1965, come testimoniato dall' e646 al traino del convoglio passeggeri. In sosta sui tronchini una e428 ed un binato TEE; la Gr221 sta invece uscendo dalla stazione al traino di un convoglio merci. L'antina trapezoidale sul fondo mi fa ritenere che si tratti ancora di una ulteriore evoluzione del "plastico nel divano" di cui tratteremo tra poco. Ma ci è sconosciuto il tracciato, la storia o l'evoluzione di questo plastico. Nella foto si nota anche il bel fondale: sicuramente Galep aveva dato una mano ad Aurelio a dipingerlo!
Dai servizi apparsi su H0rr n. 24 (Febbraio 1958) e n.40 (Ottobre 1960) traiamo le foto che illustrano la sezione. In queste pubblicazioni appaiono almeno due dei suoi "numerosi" plastici, in quanto sappiamo come l'artista amasse mettere mano (..e volentieri) ai suoi lavori fermodellistici, per continuamente migliorarli o modificarli. Invito anche gli appassionati a sfogliare le due riviste, rileggendole direttamente o consultandole nel nostro sito , dove si potranno anche rilevare i testi originali di Galleppini ed i commenti di Alessandro Rossi.
H0rr n.24 - Febbraio 1958 "Un plastico smontabile"
In effetti, più che di un plastico, si trattava di un diorama pieghevole, che, quando collegato a sezioni di binario, era in grado di far correre alcuni convogli ferroviari e produrre forse qualche piccola composizione nell' adiacente scalo merci.
Lo schema del diorama e dei possibili tracciati operativi, disegnato dallo stesso Galleppini. Alle quattro curve in uscita dal diorama era possibile collegare rotaie per qualsiasi tipologia di tracciato, spazio permettendo ovviamente. Nel quadro di comando le scatole PB1 per il comando degli scambi, gli interruttori per luci e sezionamenti ed il trasformatore RT2.
Il diorama in fase operativa, accostato al tavolo da cucina. Un sezionamento tra due scambi rendeva gli anelli elettricamente indipendenti fra loro e grazie ad un commutatore INV le motrici potevano percorrere contemporaneamente i due anelli anche in senso opposto uno all'altro. Da notare il piccolo diorama (67x40) a carattere montagnoso e con alcuni edifici, ad integrazione e completamento del primo. Come si può vedere chiaramente dalla foto, il convoglio passeggeri, trainato da un e636, è illuminato internamente. Gli scopi, come ci ricorda lo stesso Galleppini, erano quelli di accogliere, nel minor spazio possibile, un minimo di materiale rotabile e paesaggistico, allocare in modo definitivo le parti più delicate (scambi, sezionamenti, segnaletica, impianto elettrico e piccole aree paesaggistiche) e con la possibilità di apportare modifiche al tracciato senza dover smontare armamento, paesaggio ed impianto elettrico. In pratica un diorama (steso 154x43 cm) a cui venivano collegate sezioni di binario, fissate su assicelle di legno, per chiudere il tracciato e far correre i treni.
il diorama sta per essere ripiegato per essere riposto. Si intravvedono alcuni dei veramente belli edifici, autocostruiti, un segnale SB1, il serbatoio d'acqua ed il posto di blocco, ambedue Faller, forse gli unici edifici provenienti da kit industriali presenti nel diorama. Sullo sfondo, l' RT2 che forniva energia a tutto l'impianto. In primo piano le sezioni di binario fissate su assicelle per il completamento del piccolo tracciato. Una bellissima idea, notevolmente creativa, che ebbe immediato accoglimento in una rivista che come mission si sforzava di offrire le più svariate opportunità fermodellistiche a chi non poteva permettersi, per esigenze di spazio, un plastico vero e proprio. Ingegnoso anche il sistema di utilizzo del diorama: il tavolo da cucina!: sul cassetto aperto del tavolo veniva posta una tavola, supporto del diorama. Bastava poi collegare i binari, fissati su assicelle, nel semplice tracciato previsto, ed il gioco era fatto.
il diorama definitivamente ripiegato, con alcune sezioni curve del tracciato ed il piccolo diorama di complemento, dotato di galleria a doppio portale.
nonostante l'esigua dimensione del diorama, Aurelio Galleppini riesce a darci una inquadratura dal buon aspetto ferroviario: un convoglio passeggeri, al traino dell'onnipresente e636, incrocia la Gr221 che sta uscendo dal piccolo parco ferroviario. Treni ed edifici sono illuminati. La casa in primo piano ci offre anche la visione di una parete interamente dedicata alla reclamizzazione del logo "Tex"...
H0rr n.40 - Ottobre 1960 "Un plastico nel divano"
Il fermodellismo stava prendendo piede in un' Italia in pieno sviluppo economico. Il prodotto industriale necessitava di grossi volumi di vendita e l'hobby si doveva estendere ad un pubblico sempre più vasto. Lo spazio era prezioso e non sempre gli appartamenti potevano disporre di aree dedicate esclusivamente all'hobby ferroviario. La rivista aveva già proposto soluzioni ingegnose ed efficaci ("il plastico in valigia e nell'armadio" - H0rr 1956) ma Aurelio Galleppini, in queste quattro pagine, proponeva un'ulteriore soluzione: il plastico nel divano!. Nella foto di apertura del servizio ci appare il contenitore del plastico: un divano, quasi completamente autocostruito, accostato ad una parete, dallo schienale imbottito e ribaltabile e al cui interno si trovava il plastico.
Solo lo schienale eccessivamente alto denuncia la presenza del plastico. Questo, al suo interno, offriva anche un ripiano fisso per lo stazionamento del materiale rotabile a divano chiuso, grazie ad un'area dotata di binari di sosta e che rimaneva orizzontale durante i momenti di chiusura del plastico.
Il plastico in posizione aperta. Il piano di appoggio dei binari, piuttosto basso, è forse il punto debole del piccolo impianto. Da notare la deliziosa decorazione del fondale: monti in lontananza, cielo che dona la giusta profondità all' impianto, il tratto pittorico solido e maturo. La particolare configurazione del plastico, dato il poco spazio disponibile in altezza, non permetteva che un tracciato a semplice anello. La stazione, per poter essere ragionevolmente lunga, si trovava nell'area centrale del tracciato, con il difetto che i treni potevano uscirne solo a marcia indietro.
in questa ripresa si ha perfettamente la percezione complessiva del plastico. Nel precedente impianto, costretto dalla scomponibilità, dettaglio e realismo erano necessariamente modesti. Qui invece Aurelio riesce a ricostruire, con notevole maestria, una ferrovia perfettamente immersa nel suo ambiente. Notiamo un gradevolissimo rilievo montuoso, ragionevolmente collegato alla FV da una strada servita anche da un ponte e che crea uno scenografico sottopasso. Sul lato dx, parallela al convoglio delle Ale 840, è visibile la giunzione incernierata del piano fisso (utilissimo per contenere stabilmente il materiale rotabile) con il piano ribaltabile. La catenaria era funzionante e nel punto di rotazione era costituita da un cavetto di acciaio, saldato alla palificazione, che si ripiegava durante la chiusura. Tra il materiale rotabile nuovo notiamo, rispetto al plastico precedente, l'arrivo di una Gr740, qui al traino di un convoglio merci. In questa configurazione la FV, il serbatoio d'acqua, lo scalo merci ed il posto di blocco, hanno ripreso, rispetto al piccolo impianto precedente, il loro notevole realismo ambientale.
bellissima inquadratura fermodellistica: l'e636 sta per lasciare la FV ed incrocia la Gr835 al traino di un piccolissimo merci, sicuramente in fase di manovra. Delizioso il moderno edificio, autocostruito, in secondo piano. Il plastico offriva interessantissimi scorci fotografici, nonostante le esigue dimensioni. Sappiamo che Aurelio era anche appassionato fotografo e nulla ci vieta di pensare che scatto, sviluppo e stampa fossero stati eseguiti dallo stesso artista. Il fondale dipinto dona anche qui una notevole profondità ambientale all'impianto.
Una piccola chicca sul plastico: la grande insegna pubblicitaria sulla parete esterna di una casa...l' edificio era stato ereditato dal plastico precedente, come dal resto, quasi tutti gli edifici del plastico.
Due primi piani del convoglio Ale 840 autocostruito. Impresa non facile data la particolare conformazione delle casse, dei musi, delle porte, dei finestrini. Aurelio la risolve con una costruzione in cartapesta, cartoncino e ovviamente motorizzazione e ricambi Rivarossi. Un ottimo lavoro, notevolmente particolareggiato, dalla non facile realizzazione... e che avrebbe potuto essere il frutto di un ulteriore articolo su H0rr come esplicitamente accennato dalla redazione.
Ancora un'evoluzione dei plastici di Aurelio, a conferma della sua passione di giocare e di usare le mani nel fermodellismo. Siamo nel 1964 e l'artista manda ad H0rr n.61 - aprile 1964 - altre foto del suo rinnovato plastico "nel divano". La Redazione, dispiacendosi del poco spazio disponibile, pubblica però solo una foto (di grande formato però, per nostra fortuna) delle probabilmente molte ricevute. Il commento di Rossi elogia il "nuovo plastico" dalle "notevoli qualità di realismo, accuratezza e perfezione". Un giudizio lusinghiero, dato dallo stesso Rossi, che non era certo generoso nei suoi commenti. Osservando invece con attenzione il plastico notiamo alcune interessanti variazioni: le due gallerie, nei punti di rotazione del piano, sono costituite da tele di grossa trama, ricoperte di erbetta incollata. Il circuito, rispetto al precedente, è stato potenziato, mediante due anelli concentrici, di cui uno con binario di raddoppio. Sono aumentati anche i tronchini presso la FV (ben 4 di cui uno dedicato ad una rimessa locomotive) in modo che i treni possano sfrecciare davanti alla stazione senza dover ricorrere alla fastidiosa inversione di marcia, per entrare in linea, del plastico precedente. Tra il materiale rotabile vediamo anche alcuni carri e carrozze Pocher. Sulla dx in basso della foto notiamo con un pò di stupore (ma anche con piacere) due carri merci americani: una gondola ed un caboose, agganciati alla germanica gru, importata da Rivarossi. Dico con piacere perchè la presenza del materiale americano sul plastico ci conferma, una volta di più, l'ipotesi che Galep usasse anche i modelli ferroviari per produrre i suoi splendidi disegni. Anche il fondale è stato ridipinto: cielo e montagne coronano questa volta gli edifici di un ipotetica città. Infine, in basso a sx si nota l'allora giovane PL trasformato, dal nostro carissimo smanettone, per accogliere due binari paralleli in curva.
Come abbiamo detto, anche il modellismo aiutava Galep nei suoi disegni: spesso i modelli di battelli, navi, ponti, aerei, armi da fuoco, diligenze, aeroplani, edifici erano indispensabili a questi artisti per un maggiore qualità del verismo nei loro fumetti, per capire il sempre complesso gioco delle ombre, per approfondire prospettive azzardate ma comunissime nel mondo del fumetto. Impossibile dunque non pensare che l'artista non avesse usato anche i modelli ferroviari per il suo lavoro. Ne abbiamo una ulteriore conferma in questa immagine: una locomotiva "Old West" si sta avvicinando all'osservatore (Tex - "La spia" - n.371 - Sergio Bonelli Editore - copertina); il modello Rivarossi (art. 1212), qui ripreso con la stessa angolazione e in una prospettiva leggermente forzata, sembra essere stato assolutamente fonte di ispirazione per Galleppini, perfino nella cromia della macchina!
grazie a "Il vecchio fumetto"
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