RRagazzi RRivarossi - PLASTICO RIZZOLI

 

foto Alberto Rizzoli - testo di Massimo Cecchetti

 

 

Alberto Rizzoli, bolognese, classe 1932, “biologicamente” affascinato dai piccoli treni, agli inizi degli anni '60, guardandosi intorno alla ricerca di fermodellismo di qualità, scopre Rivarossi, che in quegli anni vanta un primati difficilmente raggiungibili.

Alberto trova anche, nei negozi di modellismo, la rivista H0rivarossi che inizia a consultare ed attendere con ansia l'uscita di ogni nuovo numero. La rivista, come dal resto è capitato a tutti noi, lo affina, gli offre nuove prospettive, gli propone soluzioni diverse, lo indirizza nelle scelte costruttive di base. 

Approfittando di una liquidazione per cessata attività del vecchio emporio "STAND"  di Bologna, nel 1964 acquista i vagoni della serie "Trenhobby" al modico prezzo di Lire 100 ognuno, assieme a confezioni Faller. Con questo piccolo tesoretto inizia a porre mano al suo plastico, da lui stesso definito “piccolo”.

Ed è vero: nel poco spazio disponibile (160x80 cm) occorre far correre un ragionevole numero di treni  creando al contempo credibili situazioni di transito, sosta, manovra e composizione e in un  contesto ambientale armonioso ed equilibrato.

Ma lo spazio disponibile non consente grandi possibilità ai binari... a meno che... a meno che Alberto non aggiri il problema con l'autocostruzione di scambi e curve. Alberto inizia dunque l'autocostruzione integrale di tutto l'armamento, compresi 2 scambi dai raggi di deviata particolarmente stretti e di 4 scambi in curva.  E i movimenti degli scambi saranno comandati da relais telefonici. E' interessante notare che Rivarossi produrrà scambi in curva solo ¾ anni dopo.

Armato di coraggio, santa pazienza, chiodini, martello (e dell'indispensabile profilato Rivarossi) Alberto realizza, nonostante il poco spazio, un tracciato dalle notevoli possibilità di corsa, raddoppio e manovra.

 

Ecco dunque un semplice anello, giustamente in gran parte oscurato in galleria, con  l'indispensabile binario di raddoppio che si raccorda ai 4 tronchini di cui uno con la parte terminale nascosta in galleria, per una maggiore suggestione scenica. 

Gli altri due tronchini sono a quota 8 cm dal piano di ferro. La livelletta in quel tratto è notevole, ma Alberto prevede sul plastico solo l'uso di piccoli convogli a due assi, al traino delle tuttofare Gr 835 e 851.

i due portali di galleria aumentano l'effetto scenografico del plastico ma solo uno, quello impegnato dalla 851, è collegato al tracciato continuo dell'ovale; l'altro  binario terminerà poco oltre la galleria... ma l'effetto scenico è notevole.

 

Due piccole locotender forniranno, oltre al modesto servizio viaggiatori, anche un più consistente servizio merci al servizio della produzione casearia della vicina casa colonica.

Edifici ed accessori sono (ovviamente verrebbe quasi da dire) Faller e Wiking.  Gli edifici Faller, rigorosamente in scala 1/100 accentuano il divario proporzionale col materiale rotabile Rivarossi, nel classico rapporto 1/80, ma gli occhi dei ragazzi rivarossi del tempo non  rilevavano minimamente la differenza, convinti che seguire l'esempio di mamma Rivarossi fosse la massima espressione modellistica del tempo.

una panoramica dall'alto che evidenzia la familiarità del materiale Rivarossi con la produzione Faller e Wiking.  Villette, fabbricato viaggiatori, automezzi e conifere restituiscono alla nostra memoria i plastici originali di Como e che Alberto, quasi inconsciamente, riproduce fedelmente. Da notare come le due villette Faller abbiano perso la loro connotazione giocattolesca dei primissimi anni di produzione, in cambio di una maggiore e più fedele rivisitazione della realtà.

 

 

 

 

l casello Faller, praticamente da sempre a catalogo della casa tedesca, sta a guardia di un passaggio a livello incustodito; notevoli la staccionata, la croce di S.Andrea autocostruita e l'elegante cipresso.  La 851, pur essendo in secondo piano, si impone con la sua mole  “rivarossiana” sul piccolo edificio dai fin troppo minuscoli serramenti, ancora troppo disneyani... Il tappeto erboso che si intravvede è composto da fine segatura colorata, uno dei tanti prodotti specifici Faller per i modellisti di allora.

 

 

la 851 imbocca il binario, correttamente a sinistra, al traino di un merci. L'altro binario (in realtà un trochino) finirà poco oltre l'entrata della galleria ma l'effetto dei due portali affiancati, dona al plastico un notevole sensazione di spaziosità e realismo.

 

 

 

La 851 esce dal lungo tratto in galleria per entrare nel parco stazione. La macchina si trova proprio sopra il 4° scambio in curva autocostruito.  Il binario libero, invece, porta al piccolo scalo che serve il caseificio. Straordinariamente realistica, invece, l'inghiaiatura del binario con veri sassi, di opportuna granulometria, e non facilmente reperibile in quegli anni.

 

 

 

angolazione più bassa rispetto alla foto precedente ma con gli stessi soggetti. La villetta di prima generazione Faller, con la sua aria infantile, comincia a stonare un po' al confronto con la villa in primo piano, molto più matura e realistica.  Accanto allo scambio ed in prossimità del casello, sono visibili i relais telefonici per il comando dei deviatoi.

 

 

 

splendida panoramica della parte destra del plastico. Deliziosa la ricostruzione della casa colonica e del caseificio serviti dal tronchino a quota 8 cm. Molto bello il cuore dello scambio in primo piano, autocostruito e dal forte realismo.   Nella stazione, particolarmente nordica, una 835 attende alle manovre dello scalo, mentre un convoglio passeggeri a due assi FNM, aspetta, sotto pressione, l'ora della partenza.

 

 

 

ancora una ripresa aerea del parco stazione. La 851, correttamente sulla mano sinistra, attende forse una coincidenza sul binario 2 mentre la 835 si appresta al recupero di carri merce da smistare.

 

 

 

il piano stazione ripreso dal lato destro.  E' evidente la notevole livelletta del binario tronco che afferisce  al caseificio; pur essendo pesante, la salita non crea problemi alle locotender, sufficientemente potenti per il modesto materiale merci rimorchiato. Sulla dx, in basso, tra i due autoveicoli Wiking, la classica catasta di traversine, un piccolo dettaglio abbastanza usato anche sui plastici originali Rivarossi. 

 

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