MANUTENZIONE LOCOMOTIVA e 444.027 (RR art.1454)
di Oliviero Lidonnici
PRIMA PARTE: RIPRISTINO DEL CARRELLO MOTORE. Sono entrato in possesso di questo modello del 1974: in discrete condizioni generali, risultava però manomesso da inadeguati tentativi di manutenzione che avevano compromesso l’integrità dei carrelli e dei collegamenti elettrici. Ho deciso quindi di smontarlo completamente per procedere ad una totale revisione funzionale e formale. .
Fig. 1 – Il modello prima degli interventi di manutenzione: non si notano evidenti segni di degrado. . . SMONTAGGIO DEL MODELLO Sebbene pantografi e carrelli si possano smontare separatamente, conviene prima separare la carrozzeria dal telaio: operazione facilissima, ammesso di sapere in anticipo il modo di farlo. La carrozzeria si inserisce ad incastro nel telaio in quattro punti simmetrici, posti nella zona centrale, subito sopra le grate dei radiatori. Basta allargare delicatamente con le dita (aiutandosi con le unghie) le fiancate e lasciare che il peso stesso del telaio lo faccia sfilare dalla carrozzeria (vedi Fig.2)
Fig. 2 – Le frecce rosse, nella figura di sinistra, indicano i punti di incastro della carrozzeria. Nella foto di destra si mostra come, divaricando le fiancate della carrozzeria con le dita, il telaio si sgancia, poggiandosi sul tavolino.
Prima di procedere allo smontaggio di tutte le parti meccaniche è prudente prendere appunti sulla posizione delle parti e su eventuali difficoltà incontrate nelle varie operazioni. Avendone la possibilità, preferisco stamparmi un particolare ingrandito del foglio delle parti di ricambio, scaricato da RRM e aggiungere note e commenti direttamente sullo stesso. (vedi Fig.3)
Fig. 3 – Le tavole dei cataloghi ricambi sono utilissime per conoscere le componenti dei modelli ma non sono concepite come istruzioni di montaggio quindi è opportuno aggiungervi note e commenti che si dimostreranno fondamentali quando si dovrà ricostruire il modello.
Inoltre per non disperdere le parti smontate conviene conservarle in comodi contenitori (nel mio caso una vecchia scatoletta di spille e un coperchio di una confezione di fermagli).
SMONTARE IL CARRELLO MOTORE
Prima di sganciare il carrello motore, conviene comunque smontare il carter (svitando le due viti che lo bloccano al falso carrello) e quindi levare assi ed ingranaggi: il carter infatti è integrato al gancio di traino che è infilato nella fessura della carenatura frontale della locomotiva: questo rende disagevole lo smontaggio del carrello. Una volta svitato il carter, per sfilare il gancio dalla fessura della carenatura, occorre ruotarlo di 90°. Tolta la carrozzeria, per sganciare il carrello dal motore, occorre sfilare una staffa metallica retta da una vite seguendo le indicazioni della Fig. 4 Attenzione! le immagini nei riquadri rossi sono di esempio: nelle foto è stato tolto il falso telaio di plastica per poter vedere il meccanismo interno.
Fig. 4 – Svita la vite 1 e sfila la staffa 2 con l’aiuto di una punta metallica in direzione della freccia gialla. Tolta la staffa 2 il carrello 3 viene svincolato dal motore tirandolo verso il basso. Nel riquadro in basso a destra si vede la staffa 2 separata dal telaietto metallico 3. Nota: nelle foto dei riquadri non compare il falso telaio di plastica che normalmente nasconderebbe il telaietto metallico . Una volta smontato il modello nelle sue componenti, si sono individuate le zone in cui intervenire. Sostanzialmente l’unico vero danno era nella plastica spaccata del falso carrello motore, probabilmente causato da un tentativo di manutenzione mal eseguito. Per il resto si trattava solo di ripulitura e riallineamento di contatti e pulitura e lubrificazione delle parti in movimento. Le componenti principali del telaio e dei carrelli sono state smontate e ripulite (vedi Fig.5).
Fig. 5 – Le principali componenti smontate del telaio dopo la ripulitura (lavaggio in acqua tiepida e sapone neutro)
RIPRISTINO DEL CARRELLO MOTORE Il carrello motore era stato, dal precedente proprietario, chiaramente ripulito dal grasso originale ed eccessivamente oliato con lubrificante liquido e poi rimontato, forse stringendo troppo le viti, con conseguente crepatura delle sedi, peggiorata dall’olio penetrato nelle crepe. (vedi Fig.6)
Fig. 6 – Le frecce rosse evidenziano le profonde crepe che avevano praticamente spezzato longitudinalmente il falso telaio plastico.
Il falso telaio in plastica, oltre all’aspetto formale di riprodurre il carrello della locomotiva, ha il compito di sorreggere il carter che impedisce agli ingranaggi di sfilarsi dal telaietto metallico, quindi la sua integrità è indispensabile per il moto del modello. Le crepe della plastica erano estese: ritenendo più sicuro incollare due parti separate che non suturare una crepa (tra l’altro satura d’olio!) ho separato il telaio in due parti (proseguendo l’andamento delle crepe) poi, dopo minuzioso lavaggio con acqua tiepida e sapone neutro, ho asciugato perfettamente le parti e sono passato all’incollaggio. Dopo qualche perplessità sulla composizione della plastica del carrello, ho dedotto fosse una termoplastica della famiglia del polistirene quindi, scartando le colle ciano-acriliche e le epossidiche, ho impiegato un semplice collante per modellismo plastico (Tamiya).
Fig. 7 – Il falso carrello spezzato è stato incollato: durante l’operazione si è mantenuto all’interno il telaietto metallico (del carrello folle) per evitare deformazioni.
Nota: Il perno presente originariamente all’estremità del carrello, per limitarne la rotazione (particolare riquadrato in rosso) è stato momentaneamente eliminato; verrà sostituito con una soluzione diversa che illustreremo in seguito.
L’incollaggio delle due parti ha ricomposto l’integrità del carrello ma, per migliorarne la solidità, si è scelto di irrobustire le zone più deboli e le più sollecitate meccanicamente, mediante dei ritagli di plasticard incollati con lo stesso collante utilizzato in precedenza. Prima di incollare i rinforzi in plasticard occorre controllare con molta attenzione che questi non influiscano in alcun modo: 1) sul movimento di assi ed ingranaggi, 2) sulla chiusura del carter, 3) sull’ingombro del telaietto metallico che deve comunque potersi sfilare dal falso carrello. (vedi Fig.8)
Fig. 8 – Si noti che per praticità, in queste operazioni, si continua ad utilizzare il telaietto del carrello folle che ha gli stessi ingombri del telaio-motore ma non la fastidiosa boccola di ottone. Nella foto la presenza di asse, ingranaggio e carter ci ricordano che è indispensabile verificare che la funzionalità di questi elementi non sia influenzata dai rinforzi che stiamo inserendo.
Come si vede nelle foto, angoli e spigoli dei ritagli di plasticard sono stati smussati prima di essere incollati; nella Fig.9 sono indicati gli spessori impiegati e si consiglia di non superare questi valori. Completata l’operazione di rinforzo è stato rimontato il telaietto metallico munito della boccola d’ottone per l’attacco al motore (a destra nella Fig.9).
AVVITATURA DEL CARTER E SOSTITUZIONE DEL PERNO
A questo punto, visto che l’incollaggio è riuscito a ricostituire correttamente l’integrità del carrello, basterebbe rimontare ingranaggi e carter, avvitando con le due piccole viti autofilettanti originali. Resta comunque il problema del perno spezzato che comunque si potrebbe tranquillamente incollare, restituendo al modello la forma-funzione originale. Personalmente, vista la debolezza congenita della struttura, preferisco rinunciare ad un restauro meramente conservativo, pur di ottenere un modello meccanicamente più solido e duraturo. Quindi anziché incollare il vecchio perno di plastica, ho forato con un trapanino a mano il falso telaio in plastica, per il passaggio di una vite da 2,4 mm di diametro e sufficientemente lunga per consentire il doppio scopo di bloccare una delle estremità del carter e fungere da perno in sostituzione del vecchio perno in plastica.
Fig. 10 – Nella foto di sinistra si vede il foro creato per il passaggio della vite. A destra si prova a montare la vite con dado.
Il dado sporgente però potrebbe limitare i movimenti del carrello quindi è preferibile cercare di incassarlo (almeno in parte) nella plastica del falso telaio, pressandolo a caldo con la punta di un saldatore in modo da farlo penetrare nella plastica (vedi Fig.11)
Fig. 11 – Con la punta di un saldatore da elettricista (NON TROPPO CALDA!) si preme sul dado fino a farlo penetrare nella plastica.
Alcuni suggerimenti: per evitare che il dado si sposti durante il riscaldamento, deve essere, per 2/3 del suo spessore, avvitato (ma non stretto) alla vite, come si vede nella foto di destra della Fig.10, in modo che la punta del saldatore tocchi solo il dado ma non la punta della vite. La vite si scalderà comunque ma non tanto da fondere la plastica. ATTENZIONE! Non usate saldatori a riscaldamento immediato: la punta non deve essere troppo calda altrimenti il dado sprofonderà nella plastica rovinando il carrello in modo irreparabile. Non è indispensabile che il dado entri completamente, basta che si crei una sua sede in modo da restare bloccato nella plastica quando la vite viene avvitata o svitata dal basso. In seguito, per rendere ancora più solidale il dado alla plastica del telaietto si è cosparso il dado e la plastica circostante con colla ciano-acrilica che essendo molto liquida è penetrata nelle residue fessure. Si è atteso almeno due o tre ore che la colla si solidificasse perfettamente poi, con vernice acrilica del colore del carrello, sono stati verniciati i rinforzi in plasticard ed il dado, lasciando scoperta la sola vite.
Fig. 12 – (a sinistra) il dado incollato – (a destra) il telaio motore è stato rimontato dopo aver verniciato rinforzi e dado.
La parte della vite sporgente sostituisce il perno di plastica.
RIMONTAGGIO DEI CARRELLI
Il carrello motore va rimontato inserendo il telaio ancora privo di ingranaggi e ruote che si riposizioneranno in un secondo momento. La boccola di ottone (n. 1 nella Fig.13) va inserita nel cilindro metallico posto alla base del motore e bloccata mediante la staffa n.2 infilata nelle apposite fessure della boccola e dell’attacco motore. La staffa sarà a sua volta ancorata dalla vite n.3 – Questa vite si infila dall’alto, passando attraverso un’apertura predisposta nel telaio (vedi anche la Fig.4). La vite 3 deve passare per il foro 3a aperto nella staffa n.2 e sarà avvitata nel foro filettato 3b. la staffa avvitata, oltre che impedire al carrello di sfilarsi dal motore, mantiene in posizione il falso carrello plastico col telaietto metallico. Si noti che la staffa non viene stretta dalla vite 3 e mantiene sempre un certo grado di libertà per permettere al carrello di ruotare liberamente.
Fig. 13 – Montaggio del telaio del carrello motore: sequenza delle operazioni
Prima di montare gli ingranaggi ungere le sedi di scorrimento dei perni e degli assi impiegando una minima quantità di grasso “viscoso” evitando lubrificanti liquidi (io ho utilizzato un grasso al litio)
Fig. 14 – Disposizione degli ingranaggi rimontati nel carrello motore. Nella foto ancora non sono stati ingrassati.
Montati assi ed ingranaggi come nella Fig.14, lubrificateli con una moderata quantità dello stesso grasso. Si raccomanda di non utilizzare olio “liquido” che potrebbe nuovamente danneggiare nel tempo le parti in plastica del carrello. L’olio potrà essere utilizzato solo per lubrificare l’asse del motore ma sempre in quantità minime per evitare che, penetrando all’interno, vada a sporcare collettore e carboncini. Sistemati gli ingranaggi, posizionate il carter facendo prima passare il gancio attraverso la fessura della carenatura frontale per poi avvitarlo al telaio. L’estremità posteriore verrà avvitata con la lunga vite (vista in Fig.10 e in Fig.12) che, sporgendo superiormente dal carrello, fungerà anche da perno limitatore di rotazione. All’estremità anteriore si dovrebbe poter riutilizzare la piccola vite nera originale (vedi Fig.15).
Fig. 15 – I carrelli sono stati rimontati. Attenzione alla posizione degli assi per la corretta alimentazione del modello!
Se il carrello motore ha le ruote lenticolate a destra, il carrello folle le deve avere ambedue a sinistra. Un solo asse, montato male, non solo impedisce il movimento del modello ma mette in corto circuito le rotaie col rischio di danneggiare l’alimentatore.
Fine della prima parte: nella seconda parte opereremo la manutenzione del carrello folle e del sistema di commutazione rotaia/pantografo. Inoltre cureremo l’aspetto formale del modello.
Oliviero Lidonnici gennaio 2018
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