MANUTENZIONE LOCOMOTIVA e 444.027 (RR.art.1454)

 

 di Oliviero Lidonnici

 

SECONDA PARTE

CARRELLO FOLLE, COMMUTATORE DI ALIMENTAZIONE ROTAIA/PANTOGRAFO E RESTAURO FORMALE

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  Il carrello folle contiene al suo interno il commutatore che, in alternativa al binario, permette di alimentare il modello per mezzo dei pantografi, escludendo i contatti del carrello; questo dispositivo sostituisce l’antiestetica e delicata levetta, presente sui precedenti modelli di motrici, dotate di pantografi. Il suddetto commutatore è composto da una vite (vite di commutazione) posta all’interno di un cilindro, che spinge verso l’alto un sottile pistone di materiale isolante che agisce a sua volta su una lamina elastica. Questa, piegandosi elasticamente, entra in contatto con un’apposita vite, avvitata al pantografo, attivando l’alimentazione dalla rete aerea.

  Se la vite di commutazione è in posizione estratta (vedi Fig. 16) la lamina mantiene elasticamente il contatto col cilindro metallico, collegato elettricamente con il carrello. In questa posizione quindi il modello è alimentato tramite il solo binario.

 

Fig. 16 –  Con la vite di commutazione in posizione estratta, la lamina tocca il cilindro selezionando l’alimentazione dal carrello.

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  Serrando la vite di commutazione, il pistone spinge la lamina verso l’alto, interrompendo il contatto elettrico col carrello (e quindi con il binario). La lamina sollevata, entra in contatto con una particolare vite (vite di contatto) che ha la doppia funzione di bloccare il pantografo e fungere da contatto elettrico per ambedue i pantografi, collegati tra di loro con un filo metallico (vedi Fig.17)

 

 

Fig. 17 –  Con la vite di commutazione in posizione serrata la lamina viene spinta dal pistone verso il contatto dei pantografi

 

  Questo sistema ha però un difetto: se il modello viene mantenuto in modalità pantografi per lungo tempo, la lamina si deforma e quando la vite di commutazione viene estratta, per riattivare l’alimentazione dal carrello, può succedere che il contatto col cilindro non venga ripristinato. Questo inconveniente si può verificare anche per il semplice fatto che le zone di contatto tra lamina e cilindro, col tempo, si possono ossidare o sporcare. Se svitando la vite, il modello non si attiva (motore muto e luci spente) occorre smontare il modello per ripristinare il contatto.

  Tolta la carrozzeria, l’operazione più semplice è quella di smontare la lamina, svitando la vite che la blocca alla colonnina di plastica. Pulite le superfici di contatto, si cercherà, con le dita di curvare lievemente la lamina verso il basso in modo che, una volta rimontata, la sua elasticità la costringa a premere contro il cilindro che contiene il pistoncino isolante.

Ovviamente, con la vite di commutazione estratta, il pistoncino deve essere rientrato completamente all’interno del cilindro, se questo non avviene o se comunque sorgono altri problemi occorrerà smontare l’intero carrello.

A causa del gancio infilato nella carenatura del muso non conviene cercare di togliere il carrello integro è meglio smontarlo nelle sue varie componenti. Si inizierà smontando il carter (vedi Fig.18)

 

 

Fig. 18 –  Svitate le due viti, si sollevi il carter ruotandolo di 90° per permettere al gancio di uscire dalla fessura della carenatura.

 

  Tolti anche gli assi e la lamella di alimentazione, il carrello si sgancia estraendo l’anello di arresto radiale (indicato dalla linea azzurra del disegno di Fig.19) che libera il cilindro che ha anche la funzione di asse di rotazione del carrello. Il cilindro a questo punto, si può sfilare agevolmente dal carrello, liberando anche il telaietto metallico interno per permettere un’accurata pulizia del complesso.

 

Fig. 19 – Tavola riassuntiva dell’alimentazione da pantografo.

 

  Nel quadrato rosso della Fig.19 sono evidenziate le viti dei pantografi: quella lunga è la vite di contatto che viene attivata elettricamente dalla lamina spinta dal pistone quando la vite di commutazione è serrata. L’anello di arresto radiale (la piccola rondella spaccata) è incastrata in una fessura del cilindro ed impedisce che il carrello si sfili dal telaio della locomotiva. Per liberarlo occorre sganciare l’anello tirandolo con una pinzetta.

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RESTAURO EFFETTUATO SUL CARRELLO FOLLE

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  Al contrario del carrello motore, che abbiamo visto molto danneggiato nella prima parte di questo articolo, il carrello folle era in discrete condizioni. Tuttavia, anche in questo, le sedi delle viti del carter, iniziavano a presentare delle piccole crepe. Per evitare che queste degenerassero, ho ritagliato ed incollato due rettangolini di plasticard all’interno del falso carrello. Questi piccoli rinforzi (di colore bianco) si possono osservare nella Fig.18 che mostra il carrello già pulito e restaurato. La lamella è stata raddrizzata e le superfici di contatto elettrico sono state pulite e disossidate con CRC-Electro.

  Per rimontare il modello, ovviamente si eseguono, esattamente al contrario, le operazioni di smontaggio: si inserisce il telaietto metallico nel falso carrello di plastica, si infila il cilindro nel foro del carrello, si infila il pistone nel cilindro, si fa passare il cilindro montato, nel foro del telaio e lo si blocca, incastrando l’anello di arresto radiale nell’apposita fessura anulare del cilindro. A questo punto, dal basso, si inserisce la lamina di contatto, facendo attenzione che la lamella lunga sia posta verso il muso della locomotiva e si rimontano gli assi facendo molta attenzione alla posizione delle ruote munite di lenticola (vedi parte prima dell’articolo). Per finire si monta il carter, inserendo prima il gancio nella fessura della carenatura e poi si avvita al carrello mediante le due piccole viti autofilettanti nere.

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RESTAURO FORMALE

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  I pantografi del modello RR 1454 del 1974 in origine non erano di colore rosso ma nero, ottenuto mediante brunitura del metallo. Ho deciso quindi di riportarli al colore originale, tenendo conto inoltre che la tinteggiatura artigianale rossa non era stata realizzata in modo accurato.

  Dopo un fallito tentativo di sciogliere il colore con l’acetone, sono riuscito ad eliminare la vernice con il liquido utilizzato negli impianti frenanti delle autovetture detto anche comunemente “olio dei freni”.

 

Fig. 20 – Fasi della sverniciatura dei pantografi

 

  La vernice si è dimostrata molto resistente ed i pantografi sono stati tenuti in bagno d’olio per oltre 24 ore, con frequenti spazzolature (con spazzole di setole, NON metalliche… per non rovinare la brunitura!) e vari cambi dell’olio; infine un’ora a bagno in acetone. Come si vede nella foto, alla fine del trattamento, persistevano ancora dei residui di vernice in alcune fessure che sono stati successivamente grattati via (delicatamente!) con la punta di un taglierino e, nei punti più difficili da raggiungere, mascherati con piccoli ritocchi di smalto nero.

  Raccomandazione per i distratti: rimontando i pantografi (o comunque rimontando sul telaio la carrozzeria coi pantografi applicati) ricordarsi di far corrispondere la vite “lunga” al carrello folle mentre la vite normale si verrà a trovare al disopra del carrello motore.

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ALTRE PICCOLE RIPARAZIONI

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  Uno degli smorzatori, applicati al telaio del modellino, si era spezzato e dal precedente proprietario, era stato rincollato malamente con della colla Super attak.  Si è staccato appena l’ho toccato. Questa colla è utile per attaccare con strati sottili di colla, superfici piane perfettamente combacianti ma non essendo questo il caso non ha funzionato.

  Per prima cosa ho rimosso completamente i residui di colla da ambedue le parti poi, con un trapanino a mano (punta da 1,2 mm), ho creato due fori nel corpo dello smorzatore staccato, corrispondenti ad altrettanti, aperti nel telaio (vedi Fig.21).

 

 

Fig. 21 – Fasi di foratura: a sinistra con una punta metallica, si segna il punto in cui applicare il trapano, sullo smorzatore e sul telaio.

 

  A seguire ho tagliato, da un tondino di plasticard (di diametro 1,2 mm), due corti spezzoni di circa 5 mm di lunghezza e ne ho incollate le estremità nei fori aperti nel telaio, poi ho infilato (per prova) lo smorzatore nei due spezzoni sporgenti per verificare che non fossero troppo lunghi. Trovata la giusta lunghezza degli spezzoni, li ho incollati con collante per plastica (vedi Fig.22).

Attenzione a non montare lo smorzatore al contrario, visto che non è simmetrico!

 

 

Fig. 22 – A sinistra si verifica corretta lunghezza e posizione degli spezzoni. A destra lo smorzatore incollato, è tornato al suo posto.

 

Con lo stesso sistema ho ricostituito uno dei piccoli perni spezzato, del carter (vedi Fig.23)

 

 

Fig. 23 – il perno 2 (simmetrico del perno 1) era spezzato: nella foto si vede il foro, aperto al suo posto, per incastrare il nuovo.

 

  Come appare nella foto, ho aperto un foro con punta da 1mm nella posizione (2) precedentemente occupata dal perno.  Ho appuntito l’estremità (3) di un tondino di plastica di 1,2 mm di diametro e l’ho incastrato e incollato nel foro, facendolo sporgere di circa 2 mm (4). L’eccedenza del tondino è stata tagliata con una lametta, pareggiando con la superfice dell’aletta del carter (5). In seguito ho mascherato il punto bianco con vernice del colore del carter.

 

Rimontato in tutte le sue componenti restaurate, il modello ha recuperato l’aspetto originale come presentato da RR nel catalogo del 1974.

 

Fig. 24 – Il modello rimontato dopo il restauro, confrontato con l’immagine del catalogo d’epoca.

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.      Finito di compilare nel febbraio 2018                                                                                                                                               

OLIVIERO LIDONNICI   

              

 

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