Restauro Aln 772 e rimorchiata
(di Claudio Bruzzo)
Giunte in “officina”, per mano del mio amico Renato, per un restauro
sia funzionale che estetico, l'Aln 772 e rimorchiata si presentarono
subito malconce e impossibilitate a circolare. L'aspetto esteriore
dei modelli non nascondeva certo le mille avventure sofferte, il
tentativo di ringiovanimento del precedente proprietario si era
limitato, si fa per dire, ad una riverniciatura a pennello delle
casse con un improbabile marrone e fascia rossa, i vetri … ebbene si
… corrimano e tutto ciò che il pennello poté raggiungere. Oltre alla
riverniciatura, vi erano piccole rotture, mancanze dei respingenti e
foderi ed inoltre la scocca dell'unità motrice presentava una
rottura importante sul frontale e la mancanza di un montante dei
finestrini.
Aperte le casse, ecco l'altra sorpresa, l'impianto originale era
stato modificato ed in parte sostituito per illuminare fronte-retro
entrambe i modelli. I fili ormai obsoleti e logori si sbriciolavano
solo a guardarli ma la cosa più temuta era ormai iniziata … la
“necrosi della zama”. I carrelli erano stati intaccati ed impedivano
la libera rotazione degli assi.
Ho proceduto quindi alla rimozione della parte meccanica, assi
compresi, dal carrello motore e dai carrelli folle. I quattro
carrelli lì ho lavati con solvente nitro per eliminare le tracce di
unto ed umidità, dopodiché li ho “bloccati” con colla
ciano-acrilica. Una volta essiccata la colla, ho rimodellato i
carrelli con lima e carta fine (n°800 e 1200) ricostruito gli
eventuali “buchi” creatisi con stucco epossidico, rifiniti e
verniciati nel loro colore nero opaco. Ho quindi ingrassato con
grasso al silicone la meccanica ed ho lubrificato i punti di attrito
con olio di vaselina (sedi di rotazione degli assi, snodi di
rotazione) in modo che fossero già pronti a modello finito.
A questo punto ho iniziato a sverniciare le casse immergendole in un
bagno di soluzione di idrossido di sodio, rimuovendo la vecchia
vernice (più strati) con l'aiuto di uno spazzolino da denti.
Completata la sverniciatura i modelli si mostrarono “freschi” di
stampo.
Non mi restava che ricostruire il frontale, le parti mancanti ed i
respingenti laddove erano rotti.
Stucco, plasticard, lima, carta abrasiva sino alla 1200, colla
ciano-acrilica per ottenere due scocche finite pronte alla
verniciatura.
Ho rimosso quindi, non senza difficoltà, i tondini trasparenti dei
fanali, ed ho proceduto alla verniciatura con aerografo. Per trovare
la tonalità di colore più vicina all'originale ho utilizzato dei
modelli in mio possesso come campione di riferimento, aggiustando
quindi lo smalto di partenza (nocciola) con del “marrone terra
bruciata”, “verde” e “nero” per il “castano” ed ho utilizzato due
“rossi” di tonalità diversa per il fascione basso comprendente la
traversa di testa ed i fusti dei respingenti. I colori sono della
Model Master, diluiti con solvente per vernici sintetiche.
Finite le scocche il problema respingenti è stato risolto
utilizzando dei tondini di plastica del diametro esatto di quelli
originali dove all'interno, dopo averli forati, ho inserito dei
respingenti in micro-fusione di metallo. Questo modo di procedere ha
lo scopo di ripristinare il modello allo stato di origine ma con un
intervento reversibile qualora si trovassero sul mercato i suoi
ricambi originali.
L'operazione di innesto ha comportato un impegno ed una attenzione
maggiore proprio nell'operare con stucco e carta abrasiva su un
modello già “finito” per evitare nuovi danni. Questo ha comportato
più micro-stuccature e piccole carteggiature, fatte in più riprese
dopo lavaggi con acqua demineralizzata. Finite le operazioni di
“protesi” ho provveduto a verniciare con lo stesso rosso i fusti dei
respingenti aggiunti. Ormai era fatta, ho cominciato a riassemblare
il vetro, i corrimano delle porte (autocostruiti con filo di
ottone), i particolari in acciaio armonico del tetto (opportunamente
riverniciati) ed i tubi della pneumatica. Di quest'ultimi nell'unità
folle ne risultavano mancanti due che sono stati ricostruiti con
filo di ottone a cui ho avvolto a mo' di spirale un filo di rame e
quindi inseriti negli alloggiamenti centrali… ed ecco il risultato …
Prima di chiudere i modelli ho ripristinato l'impianto elettrico
dell'unità motrice con un solo porta-lampada come sull'originale. Il
porta-lampade è stato autocostruito con filo di ottone
opportunamente sagomato saldato al telaio al quale ho saldato il
cilindro filettato originale RR dove viene avvitata la lampadina.
A questo punto ho chiuso i modelli ormai pronti a fare bella mostra
in vetrina ed a girare nei giorni di festa … con l'augurio che
l'amico Renato sia soddisfatto del lavoro fatto.
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