HIAWATHA  

- parte prima -

 

   a cura di Paolo Giacobbo

 

 

Equazione di primo grado in scala H0:  Rivarossi + Leggenda = Hiawatha

 

 

Essa è sempre stata una delle mie locomotive preferite, forse per averla tanto desiderata da bambino .

 

All’epoca ignoravo totalmente che essa prendesse il nome dal mitico capo indiano tanto celebrato negli Stati Uniti

 

 

Le altrettanto leggendarie “Atlantic Class A“ della Milwaukee Road, le locomotive reali corrispondenti al modello della casa comasca, furono costruite da ALCO

 

 

 in quattro esemplari tra il 1935 ed il 1937 per il traino dei treni espressi della linea tra Chicago e Milwaukee

 

 

Locomotiva e tender pesavano ben 244 t

 

 

erano lunghe 27 m

 

 

e le ruote motrici avevano un diametro di 2,13 m

 

 

avevano una bella carenatura aerodinamica

 

 

e  potevano trainare un treno di sei vetture ad una velocità di 160 km/h

 

 

con punte vicine ai 180

 

 

Furono ritirate dal servizio tra il ’49 e il ’51, soppiantate dalle più potenti “Hudson F7“, e rottamate nel ’53 .

 

La Class A #1 è qui fotografata ormai in cattive condizioni estetiche nel 1950

 

 

 

Il modello Rivarossi appare per la prima volta, con l’ immagine di un prototipo, nel catalogo 1948

 

 

 

i primi modelli, come questo

 

 

vengono consegnati per il Natale del ’48 ed il catalogo ’50  mostra la nostra locomotiva in forma definitiva anche se ancora senza stemma sul tender

 

 

Da notare che Rivarossi, a livello di progetto, aveva previsto di dotare il loro tender di un carrello anteriore a tre assi, conforme alla realtà, come risulta dalle prime istruzioni di montaggio dei modelli in kit

 

 

poi immediatamente corrette.

 

Sicuramente per ragioni economiche il tender fu invece dotato dei carrelli comuni alle vetture passeggeri italiane dell’epoca e poi anche al materiale FNM

 

 

 

Nella foto, a titolo di paragone, il modello, molto più fedele al reale, costruito da KMT per Fulgurex nel ‘64

 

 

 

Le prime macchine venivano proposte nel ’48-’49 anche per la serie St48, successivamente per la serie blu per tre rotaie a CA fino al ’55, poi solo in CC a due rotaie fino al ’59 .

 

E’ stata venduta anche in scatola di montaggio, nella serie “SM”.

 

 

 

Questa sigla non significa altro che “Scatola di Montaggio“ anche se un amico che a suo tempo si è cimentato nel suo assemblaggio, data la difficoltà di montare la trasmissione con i supporti a sfere ed il lavoro di lima necessario sul telaio  per inserire e far ruotare correttamente gli assi negli alloggiamenti, ha interpretato la sigla diversamente, riferendosi ad un certo” Sadismo” da parte del costruttore e ad un certo “Masochismo” da parte dell’ acquirente.

 

 

Quest’ ultimo infatti, in cambio di una riduzione di prezzo del 13% rispetto al modello finito, doveva far prova di arguta perizia e sobbarcarsi non pochi grattacapi ed ore di lavoro per ottenere una locomotiva finita semplificata, senza illuminazione e non verniciata

La sovrastruttura invece non poneva particolari problemi di montaggio, dato che era stampata in un solo pezzo. Le sole parti da montare erano i mancorrenti, le due piccole lanterne situate sulla parte superiore della carenatura e la scaletta sul retro del tender. Il montaggio di questa locomotiva non richiedeva dunque uso di colla.

 

Comunque, a mio avviso, le Hiawatha Rivarossi sono ancora più belle delle locomotive reali: il rialzo sul tetto meno accentuato

 

 

il frontale più inclinato

 

 

il tender più corto

 

 

conferiscono loro  una linea ancora più filante ed elegante

 

 

anche quando esse indossano abiti talari

 

 

Esse sono sicuramente più belle anche delle Hiawatha in scala O di Lionel, un po’ troppo corte e meno slanciate

 

 

per non parlare di riproduzioni più recenti come quella di Fox Valley Models che trovo completamente prive di fascino .

 

(continua nella seconda parte)