Il fumo delle
vaporiere
(di Marco Claudio Pardini)
Montando le scatole TrenHobby negli anni '60, notavo
che all'interno del telaio della
Gr680, ma poi anche nelle
685 e
691
già montate, oltre ad alcune loco a vapore americane, c'era una
piccola levetta nera accanto all'ingranaggio elicoidale di rimando
del moto dalla vite senza fine alla ruota. Questa levetta nera
oscillante, poteva essere mossa avanti e indietro da un eccentrico
solidale all'asse dell'ingranaggio suddetto.Mi sono sempre chiesto a
che cosa servisse, ed ovviamente il mistero era ancora più fitto,
perchè non ne trovavo menzione né nelle istruzioni né in altri
documenti, tantomeno sulla rivista HO-RR.
Solo nel 1974, alla Fiera del giocattolo di Milano, parlando del
rifacimento del motore RR con Alessandro Rossi (studiavamo come
utilizzare e magnetizzare i magneti in ferrite plastica nel neonato
motore cilindrico, derivati da quelli appena introdotti nelle
guarnizioni dei frigoriferi), alla conversazione era presente pure
l'Ing Angelini che stava preparando un libro, mi venne a mente di
quella levetta e glielo chiesi. La risposta fu che fin dal 1960 era
stato studiato un dispositivo per la emissione del fumo, da
alloggiare in caldaia al posto della zavorra di piombo. Esisteva gia
il Seuthe Art. 11, ma questo invece era stato interamente studiato a
Como, era rivoluzionario perché prevedeva un piccolo soffietto in
gomma, comandato appunto da quella levetta, in modo da emettere
sbuffi sincronizzati con il giro delle ruote motrici. Mi fece anche
uno schizzo a penna sul retro di un listino prezzi di come era stato
concepito il sistema che prevedeva tre uscite, due laterali verso il
basso sopra i gruppi cilindri ed una verso il fumaiolo da cui era
prevista l'introduzione dl liquido fumogeno. Purtroppo il progetto
si fermò, sia per i costi che sarebbero stati non in linea con le
politiche della RR di quei tempi, tese ad una razionalizzazione
esasperata, sia perché c'erano delle royalty da pagare alla Seuthe.
Inoltre il sistema, avido di produzione di tanto
fumo, avrebbe richiesto molta corrente e funzionava solo da 8 Volt
in su. Quindi il fumo sarebbe stato prodotto solo a locomotiva in
corsa, nel vero senso della parola. Ecco che il tutto non ebbe
seguito, ma Rossi mi disse, la leva era stata lasciata anche nelle
produzioni successive, sperando prima o poi di poter produrre un
dispositivo con l'avanzare della tecnica e più efficiente. Cosa che
non è mai avvenuta per le note vicende. Ecco, ho voluto scrivere
questo ricordo, perché, ancora una volta pone alla nostra attenzione
quanto la Rivarossi e quel genio di Alessandro Rossi, fossero
all'avanguardia, 50 anni in anticipo sui tempi di quanto è stato poi
presentato alla fiera di Norimberga, quest'anno (2010) dalla Roco
sulla sua bavarese, ovviamente grazie al digitale al DCC e via
dicendo.
In quei tempi le idee c'erano, ed anche buone,
purtroppo la tecnica era quella che era...grande Rivarossi !
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A tal proposito Nilo Bernasconi dell'ufficio tecnico
di Rivarossi ricordava: "Abbiamo fatto la 691 [quella col corpo
in plastica degli
anni '60] col fumo. Nella
caldaia c’era un contenitore cilindrico con uno stantuffo che faceva
sbuffare il fumo con il ritmo dei pistoni. Ma non ha avuto successo
e abbiamo lasciato perdere. Le prime 691 erano predisposte per il
fumo" (Como, 14/12/2007).
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Già sul
catalogo del 1952 per la Hiawatha e la
Dockside B&O della Serie Blu in corrente alternata era previsto un
dispositivo per il fumo, ribadito per questi due modelli anche nei
cataloghi successivi.
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