I CARRI MERCE
(di Gianni Carrara)
Pocher mise a catalogo i primi carri nel 1954, dopo alcuni "esperimenti" tra cui un carro tramoggia americano. Erano realizzati in metallo in modo superartigianale, con produzione di 10-15 pezzi per esemplare. Fondamentalmente si trattava di un carro pianale corto su cui venivano posti carichi differenti. Negli anni successivi la produzione diventò più industriale, con l'utilizzo della plastica al posto del metallo, anche se la cura del dettaglio restava sempre elevata. Moltissime sono le varianti allo stesso carro principalmente nei primi anni per via della produzione praticamente manuale di ogni pezzo e per il continuo rifacimento degli stampi, non adatti a essere utilizzati per grandi serie. Le automobili e i mezzi operatori caricati erano realizzati in metallo dalla Mercury, fonderia che produceva modellini di autovetture in metallo (di proprietà del suocero di Corrado Muratore, fondatore della ditta assieme ad Arnaldo Pocher). Col tempo la produzione si diversificò con carri tramoggia, frigo, chiusi, spazzaneve a turbina fino ad arrivare ai mitici pianali a carrelli degli anni '60. Nel 1963 la Rivarossi diventò socia della Pocher che per l'occasione si trasformò in SpA. La produzione restò a Torino fino al 1966-67 poi quella di treni H0 venne trasferita a Como presso la Rivarossi che la gestì direttamente. A Torino diventò preminente la realizzazione delle auto in scala 1:8, ma anche di quelle 1:13 per la Fiat, automobili giocattolo e giochi vari in plastica. Gli ultimi carri marcati "Pocher" furono presentati nel 1966, erano gli "Old Time", i carri del vecchio West che fanno da convoglio alle locomotive American Genoa e Reno. Nacquero su progetto di Arnaldo Pocher (anche se la caboose è Rivarossi) ma furono realizzati a Como.
Le Serie dei carri
La storia produttiva del materiale rotabile Pocher è convenzionalmente suddivisa in cinque serie che rispecchiano sia l’evoluzione temporale che quella tecnica dei modelli. All’interno delle cinque serie è inoltre essenziale considerare una precisa suddivisione storica dovuta al passaggio di Pocher sotto l’egida Rivarossi; a partire dal 1964 infatti i modelli già esistenti subirono delle modifiche strutturali importanti che durarono fino al 1968, anno dopo il quale il marchio Pocher scomparve dal modellismo ferroviario per riapparire poi tra la produzione Rivarossi ufficiale.
Nei primi cataloghi Pocher i modelli appaiono con
ganci e assi di tipo Märklin, marchio allora il più conosciuto sul mercato ed
erano identificati da un semplice codice numerico a tre cifre. A partire del
catalogo 1958 ogni modello fu proposto in due versioni, secondo se il modello
era concepito per sistemi a due o tre rotaie, pertanto al codice originale
furono aggiunte le lettere /2 o /3 ad identificazione del tipo di binario,
praticamente se il modello era per il sistema Rivarossi o Märklin. Ad esempio il
codice 164 divenne 164/2 o 164/3. In tutti i cataloghi successivi tale
distinzione fu mantenuta facendo riferimento però solo al tipo di binario.
All’avvento di Rivarossi dal catalogo 1964/65 al
codice fu aggiunta la sigla /Po, pertanto si ebbe, ad esempio, 164/2/Po e
164/3/Po. Infine nel catalogo 1966 tutti i modelli divennero disponibili solo per i sistemi a due rotaie.
Tutti i carri Pocher furono oggetto di numerosissime varianti, per molti carri si può arrivare anche a sette varianti o oltre; una completa rassegna di tutte le varianti prodotte non è nelle possibilità di questo scritto, pertanto verranno presentati tutti i carri prodotti tramite una sola variante del carro stesso.
Il primo modello conosciuto di un carro merci prodotto da Pocher fu un carro tramoggia americano a carrelli; era realizzato interamente in metallo e recava la scritta N & W. Questo modello rimase allo stato di prototipo e non apparve mai in alcun catalogo. |